Sinossi *: “Crisi Complessa”, è il titolo di un documentario che prova a raccontare la mutazione della provincia di Savona attraverso le storie di chi la vive sulla propria pelle. Acna, Montecatini, Fornicoke, Brown Boveri, Ferrania, Italsider, sono i nomi di un percorso a tappe che ha scandito l’impoverimento di un’intera provincia, in settori chiave della produzione energetica, della siderurgia, della chimica, dell’elettromeccanica, dell’agro alimentare. Mancata innovazione tecnologica, incapacità di riconversione in settori strategici, difficoltà nel rapporto tra produzione , ambiente e territorio – dall’Acna di Cengio alla TirrenoPower – hanno prodotto un cimitero di fabbriche che si estende dal finalese alla Val Bormida. A tutto ciò si è aggiunto il crollo del Ponte Morandi che ha aggravato il degrado progressivo delle infrastrutture di comunicazione. Un ceto operaio relativamente benestante, che a Murialdo o a Ferrania o a Quiliano , aveva case in proprietà, ereditate dai genitori e alternava il lavoro in fabbrica a quello negli orti, oggi si trova con due sole prospettive: la cassa in deroga o l’emigrazione all’estero. Con la popolazione che invecchia a ritmi giapponesi, l’industria che scompare e la gioventù che parte o vivacchia con le pensioni dei nonni, la mutazione a cui stiamo assistendo non è solo economica ma anche antropologica e ambientale e ha caratteristiche che ne fanno un caso unico in Italia. I prezzo più alto lo stanno pagando i giovani come Luca (22 anni): “Ho portato curricula in tutta la riviera – racconta – Ovunque potessi arrivare col motorino o in bus ci sono andato, ma, tra lidi, bar e ristoranti, l’estate scorsa nessuno mi ha proposto un lavoro, eppure in casa si deve campare. Almeno un pasto, due pasti al giorno si devono fare. Mia sorella, più grande di 15 anni e che ha vissuto prima di me questa fase , mi dice di continuare a cercare, cercare all’estero perché qui non c’è via di uscita“. Luca, è uno dei 40.000 giovani “NEET”, che, in Liguria, sono esclusi dal lavoro e dallo studio e la Cgil di Savona ha ricordato in piazza il 1° maggio : “Ho sempre accettato qualsiasi lavoro – dice –portavo pizze già a 14 anni, poi ho lavorato nel giardinaggio, come fattorino, come aiuto in cucina , ma a volte ti senti come uno schiavo. Mi è capitato di uscire di casa alle 7 del mattino e – non potendo tornare a casa nelle pause – di rientrare alle 4 di notte. Più che la rabbia ti prende la depressione e l’ansia. Pensieri strani, che ti mandano giù a livello fisico e mentale. Mi chiedo : ‘Cosa farò? Cosa succederà ?…’”. Gli incentivi di stato stanziati tre anni fa ( 40 milioni ) connessi alla definizione di “area di crisi industriale complessa” basteranno ad attrarre nuove aziende e ad offrire un futuro alla provincia e a ragazzi come Luca ?