Sudestival 2025


Sinossi *:
Il film racconta una parabola artistica straordinaria, che nessuno ha mai raccontato: quella di Vittorio Avella, artista, anarchico, comunista.
Dopo aver studiato arte a Parigi e aver intrapreso il suo percorso nel mondo dell’arte, Vittorio prende una decisione che segnerà il suo percorso: ritorna a Nola, la sua città natale. Qui, insieme al sodale di una vita Antonio Sgambati, intraprende un percorso totalmente fuori dagli schemi: decide cioè di mettere il proprio ingegno e la propria conoscenza dell’arte dell’incisione al servizio della realizzazione di lavori altrui. Così nel 1978 Avella e Sgambati fondano “Il Laboratorio di Nola”, che ancora oggi è tra le realtà più importanti nel settore delle arti applicate a livello mondiale, con all’attivo edizioni di grande pregio che ne fanno uno dei migliori produttori di libri d’artista al mondo. Questa scelta di vita naturalmente ha posto automaticamente Avella fuori dai radar del jet-set artistico internazionale, ma proprio per questo stesso è un manifesto politico, ed è questo che il film vuol raccontare: nell’attraversare 50 anni di arte contemporanea Avella ha messo al centro del suo fare artistico l’incontro, il network, partendo da una cittadina della provincia per attraversare il mondo con la sua proposta utopica. Con le sue produzioni il Laboratorio in 45 anni di militanza ha messo insieme anarchici, vagabondi, patafisici, ricercatori estetici, i mille altri che attraversano il mondo dell’arte, e che nell’arte cercano un posto nel mondo. Questo posto per molti è stato il Laboratorio di Nola.
Coerentemente con questa filosofia, le mostre del Laboratorio sono veri e propri happening situazionisti, ma senza mai un briciolo di nostalgia, come la Festa del Merlo, l’appuntamento che ogni anno porta in un cortile della provincia napoletana artisti e poeti da tutto il mondo, sempre con l’idea di mettere al centro il convivio, l’arte come strumento di condivisione e cittadinanza. Inoltre il Laboratorio ha sempre proposto un’arte di grande spessore senza essere elitaria, che fosse fruibile fuori dai salotti senza essere banale. L’esempio più limpido di questo atteggiamento sono i progetti fatti per la festa dei gigli di Nola, in cui il segno artistico diviene uno strumento di consapevolezza del presente per un pubblico vastissimo e interclassista.

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