Sinossi *: Il progetto rientra nell’ambito di una ricerca più ampia delineata dagli autori, sulle rotte della tradizione musicale pugliese, scritta e non scritta.
Nel tracciare le figure artistiche dei musicisti cantastorie, emergono le diverse influenze di interesse etnomusicologico che hanno attraversato nel tempo un territorio morfologicamente singolare come la Puglia.
Il linguaggio è pieno di “coloriture”, come la loro voce, con inflessioni e cadenze dialettali. Ultimi testimoni e conservatori della tradizione o studiosi e ricercatori di una misticità musicale tra le sonorità spontaneamente liriche e l’attaccamento alle radici ancora vive di una cultura tradizionale “a rischio”, i protagonisti del documentario “Le storie cantate – Viaggio tra i Cantastorie di Puglia” offrono una sensazione di appartenenza che non conosce ancora l’elaborazione distaccata e della “revisione” critica del prodotto originario.
Un po’ perché l’esigenza espressiva non può distaccarsi dal sé, se non nella dimensione dettata dall’urgenza del “dichiarare” le proprie armonie.
Una dimensione originaria, che mescola i rapporti tra la Magna Grecia e l’elaborazione tipica di una regione meridionale, consegnata in una formulazione unica, descritta con le similitudini e le metafore “classiche” di un’età bucolicamente arcadica, ancora identica a se stessa. I versi di Virgilio (Eneide, Libro III) all’inizio del viaggio, sembrano riportare alla poetica del recupero di un’Arcadia ispirata a un mondo incontaminato, con la nostalgia dell’“irripetibilità” di una condizione armonica. Anche l’epica dei “vinti” dell’Eneide dove la pietas è elevata a ideale di mitezza, da cui trapela un senso di rassegnazione, sembra presentare assonanze con la poetica di matrice popolare.
A parlare sono le testimonianze dei cantori della meridionalità, da Uccio Aloisi a Tonino Zurlo, da Enzo Del Re alla formazione corale dei Cantori di Carpino, per concludere con Matteo Salvatore. Accanto agli interpreti-autori, cantastorie antesignani dei cantautori (è il caso di Salvatore) i contributi dell’etnomusicologo e musicista Antonio Infantino, il regista, attore e autore Moni Ovadia, il jazzista napoletano Daniele Sepe e il regista e attore Michele Placido.
Iniziando il percorso verso i cantastorie–simbolo del panorama meridionale, l’etnomusicologo Antonio Infantino (di Tricarico, in provincia di Matera in Basilicata) riprende le fila dei ritmi popolari riagganciando l’ordito del tessuto alla radice – trama ellenistica e ai significati derivanti dalla filosofia di impronta greca. Le teorie musicali di Pitagora e dei suoi discepoli, Aristosseno (“Trattato di Armonica”, IV secolo) ed Archita, lo ispirano a rileggere il repertorio di tarantelle eseguito con “I Tarantolati di Tricarico” nel “Tara’n trance” (disco ai primi posti nelle classifiche americane nel 2004).