Note di regia del documentario "ItaliAvista"
Spesso si è portati a credere che la comunicazione linguistica rappresenti tutta la comunicazione; tuttavia il 75-80% delle informazioni passa attraverso gli occhi, e solo il 10-15% giunge dall’orecchio: siamo dunque molto più “visti” che “ascoltati”. Sotto questo punto di vista, la telecamera permette di analizzare il dialogo tra le due parti in modi diversi: come atto comunicativo volontario, programmato, consapevole di scambio di messaggi per perseguire il proprio fine, ma anche come struttura complessa composta di lingua verbale e di linguaggi non verbali, dove il messaggio veicolato è spesso non razionale e non intenzionale.
La telecamera si è soffermata con inquadrature strette sulle mani, sugli occhi, sulla postura, sul movimento del capo. Si è sceltodi veicolare una situazione dialogica in quanto permette di creare in maniera cooperativa, dove gli interlocutori negoziano significati e linguaggi per giungere ad un messaggio conclusivo accettato da tutti.
L’impegno è stato quello di realizzare un prodotto che promuova una reale integrazione di questi nuovi cittadini, tanto di quelli già presenti quanto di quelli che arriveranno in futuro, in modo da consentire loro di aspirare, attraverso il lavoro, ad una concreta ascesa sociale che contribuirà a contrastare e sconfiggere tutti quegli atteggiamenti xenofobi e quei conflitti interculturali, oggi ancora predominanti. In questo modo sarà possibile far sì che le gli immigrati si sentano veri cittadini di questo paese, Italiani di Bologna.
Fabrizio Fantini