Dante Ferretti: la mia vita tra Fellini e Scorsese
Il lungo sodalizio con
Pier Paolo Pasolini e
Federico Fellini, quello con
Martin Scorsese giunto all’ottavo film, la New York dell’Ottocento interamente ricostruita a Cinecittà per "
Gangs of New York" e quella Londra così lontana nel tempo che ha fatto da scenario a "
Sweeney Todd", il film di
Tim Burton proiettato durante la serata di apertura del
Tuscia Film Fest a Viterbo: di questo e di tanti altri aneddoti ed esperienze ha parlato con il pubblico il grande scenografo
Dante Ferretti, due volte premio Oscar, ospite dell’incontro condotto dal direttore artistico
Italo Moscati.
Di fronte al numeroso pubblico del
Cinema Metropolitan - le incerte condizioni meteorologiche hanno impedito lo svolgimento della serata nel cortile della
Rocca Albornoz -
Dante Ferretti ha ripercorso le tappe più importanti di una carriera straordinaria che lo ha visto lavorare al fianco di veri e propri “miti” del cinema italiano e americano. "
Posso ritenermi una persona fortunata" - ha affermato - "
perché ho sempre incontrato le persone giuste, a cominciare dal mio primo maestro scenografo Luigi Scaccianoce, e ho potuto collaborare con i grandi del cinema. Credo che la cosa più importante sia la capacità di mantenersi sempre professionali: negli Stati Uniti, ad esempio, puoi essere anche un grande artista, ma se non dimostri professionalità non vai da nessuna parte". I suoi mentori indiscussi sono stati Pasolini e Fellini, con cui ha lavorato a otto film del primo e sei del secondo, mentre in questo periodo
Dante Ferretti si sta dedicando alla scenografia di un nuovo film di Scorsese, che conobbe quasi trent’anni fa durante le riprese di "
La città delle Donne" di Fellini: "
Non potrò mai dimenticare quando Scorsese, vedendo per la prima volta la New York ottocentesca da me ricostruita a Cinecittà, mi disse, tutto emozionato, che andava al di là di ogni sua immaginazione".
A riprova del suo atteggiamento "
pacato ma convinto, cosa rara nel mondo dello spettacolo" e del suo essere "
l’occhio non ufficiale, ma appartato e intimo del cinema", così
Italo Moscati lo ha definito,
Dante Ferretti non ha mancato di sottolineare come ogni suo successo "
vada condiviso con mia moglie Francesca Lo Schiavo e con tutti i nostri collaboratori, senza i quali nulla sarebbe stato possibile". Al termine dell’incontro è stato consegnato a
Dante Ferretti un riconoscimento alla carriera.
01/07/2009, 19:40