Fondazione Fare Cinema
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"PerFiducia 2": Giovani autori e una banca


Tre cortometraggi per dare fiducia ai registi emergenti italiani firmati da Pippo Mezzapesa, Massimiliano Camaiti e Alessandro Celli, sotto la supervisione di Ermanno Olmi, Gabriele Salvatores e Paolo Sorrentino.


I soldi ci sono, li mette Banca Intesa. E così, con il progetto "perFiducia", vedono la luce tre nuovi cortometraggi, girati da registi giovani sotto la supervisione di Ermanno Olmi, Gabriele Salvatores e Paolo Sorrentino e presentati alla Casa del Cinema di Roma.

Pippo Mezzapesa con "L'Altra Metà", "Massimiliano Camaiti" con "L'Ape e il Vento", Alessandro Celli e il suo "La Pagella" sono i tre registi scelti con i loro racconti per la seconda parte del progetto "perFiducia". Tre corti come se ne fanno all'estero, in Gran Bretagna o in Spagna; fatti bene, curati e soprattutto con bravissimi attori. La forza, ma anche il controsenso di questi corti è la scelta di promuovere giovani autori, ma di affidarsi, tranne per un paio di ruoli, ad attori di una certa età ed esperienza. Cosimo Cinieri, Piera degli Esposti, Philippe Leroy, e ancora Marco Giallini e Elio Germano, più giovani ma sicuramente molto esperti, sono gli interpreti dei tre lavori. Che significa tutto ciò? Forse fare il regista è meno difficile che fare l'attore; forse i giovani autori non hanno idee e racconti per attori della loro età; forse non abbiamo attori giovani capaci di interpretare e trasmettere come i vecchi. Forse siamo saturi di bellezze acerbe e professionalità televisive e i maestri con le facce rugose, le voci roche, le "esse" fischiate, arrivano meglio e toccano i tasti che vogliamo siano toccati in una sala cinematografica. O forse i giovani bravi costano troppo e allora, amen.

"L'Altra Metà" di Pippo Mezzapesa, forse proprio grazie alla presenza di Cinierie Degli Esposti, è il più riuscito dei tre; a partire dalla sceneggiatura, possibile e poetica, senza forzature o buchi, semplice e che colpisce forte lasciando alla fine un bel segno.

Il secondo è "L'Ape e il Vento "di Massimiliano Camaiti; anche qui bravi Leroy e Germano, unici attori "in scena", che lavorano però su una sceneggiatura un po' scricchiolante e senza svolta, con il vecchio solitario che aspetta qualcuno per sostituire il figlio morto. Un po' forzata l'uscita di strada, come il giovane che indossa gli occhiali del morto e finisce per assomigliarci, ma senza far scattare colpi di scena. O forse è tutto un sogno dove vita e morte si incrociano, ma c'è poco tempo per spiegarlo.

Meno riuscito il terzo, "La Pagella" di Alessandro Celli, dove l'equivoco è alla base del racconto. Ma l'equivoco deve reggere, nei tempi, nelle situazioni e nei dialoghi per poter sostenere una storia. Il "non detto" può essere la miccia, ma non è sufficiente per arrivare fino alla fine, quando basterebbe una sola parola per svelare la vera attività del padre. Troppi indizi falsi danno allo spettatore solo la sensazione di esser stato preso in giro. Anche qui bravo il piccolo Andrea Calligari che sostiene alla grande un dialogo fitto e difficile con Marco Giallini, giusto nel ruolo del papà ma sempre con troppe rughe d'espressione sulla fronte. Se riuscisse a tenere occhi aperti, ferme sopracciglia e fronte, sarebbe veramente un grandissimo attore.

In complesso un'operazione riuscita (magari ce ne fossero) che sarà visibile in festival, in serate dedicate a Roma e Milano e sul web presso il sito www.perfiducia.com.

03/12/2009, 17:42

Stefano Amadio