Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del documentario "Olga e il Tempo.
Parte Seconda: Equinozio del Pomeriggio"


Note di regia del documentario
Tornata al secondo alpeggio dopo la pausa invernale, Olga viene ripresa dal racconto durante il lungo pomeriggio di lavoro. L’inanellarsi dei gesti, della azioni – più diluite nel tempo quelle del pomeriggio - recupera con poche variazioni il mantra del mattino (la Parte prima). Olga respira, suda, lavora, ascolta la radio, parla – certamente corrisposta – con Baldi. La musica sacra moderna, il bianconero sgranato e vignettato sono la risposta del regista al senso del tempo costruito dalla donna e dalla natura. Una eternità molle, una circolarità involontaria richiamano alla macchina da presa un sospeso protagonismo, una volontà significante per dare corpo e densità ottica all’ineffabile mutevolezza del corpo, alla minima coreografia dei gesti, al disegno incantato del paesaggio.
Il regista vede nelle ventiquattro ore di Olga un moto universale, una orologeria fine che conta i gradi di inquietudine e desiderio là dove regna silente l’apparente stolidità della mucca, il lento ondeggiare del fogliame, la nube che scorre sui tetti di pietra. Pur nella sua consanguineità con la Natura, Olga si accomuna all’umano dibattersi che cerca di fuggire. Giù in pianura, alveo di autostrade e metropoli, regna un caos inconsapevole che ha eletto la velocità come potere assoluto. Olga risponde con la dignità di un eremitaggio ereditato, l’assiduità di una simbiosi con il respiro della Terra. La donna conosce in fondo la sua Scelta, e la vive con l’accettazione lenta, con la cura per la sua misura definita. Il film domanda infine: è questa una forma nobile di rassegnazione? C’è un senso tragico nell’atarassia del volto di questa donna? Si tratta di disincanto? Dio c’entra qualcosa? Oppure è il metodo della lentezza che rende alieni i suoi praticanti agli osservatori distratti provenienti dalla pianura? È la donna forse il tratto d’unione con la Madre Terra? Intanto si approssima il temporale e Olga si appresta a chiudere la stalla.

Manuele Cecconello