I documentari italiani selezionati alla 24° edizione dell'IDFA
IDFA Competition for First Appearance
Almost Married di Fatma Bucak e Sergio Fergnachino (2010. 60')
Trama: Mi chiamo Fatma, cinque anni fa sono venuta in Italia per studiare fotografia, sono fuggita dalla mia famiglia. La mia è una famiglia curda grande come una tribù, e come in ogni tribù molte decisioni sulla vita dei singoli individui vengono prese collettivamente, secondo leggi antiche. Mio padre, ex fiancheggiatore del PKK, vive le contraddizioni tra le sue idee progressiste di gioventù e il ruolo di custode delle tradizioni che oggi riveste. Per questo ho sempre avuto paura di parlargli della vita che conduco a Torino, della mia convivenza con un ragazzo italiano che si chiama Davide. Io e Davide siamo intenzionati a sposarci e abbiamo deciso di annunciare il nostro fidanzamento durante l’estate. Prima di trovare il coraggio di parlare con mio padre ho voluto stare alcuni giorni con lui. L’occasione è stata il matrimonio di una cugina, nel villaggio curdo dove ancora vive parte della mia famiglia... (continua). Io e mio padre siamo partiti insieme e mentre io pensavo al mio fidanzamento ho ascoltato le storie d’amore e di matrimoni combinati di alcune mie cugine. E alla fine gli ho fatto la mia confessione…
IDFA Competition for Mid-Length Documentary
Vera di Francesca Melandri (2010, 48')
Trama: Joodse Vera a sedici anni si trova in Italia, in fuga dalla ex Jugoslavia, perchè perseguitata dai nazisti in quato ebrea. L'ossesione per i cavalli ed i ricordi della seconda guerra mondiale dominano la sua vita.
IDFA Competition for Student Documentary
Guañape Sur di Jànos Richter (2010, 24')
Trama: Un'inospitale isola rocciosa vicino alle coste del Perù. Nessun terreno fertile, niente acqua, ma centinaia di migliaia di uccelli. Per un periodo di dieci anni, soltanto due sorveglianti possono vivere a Guañape Sur. L'undicesimo anno però, centinaia di lavoratori arrivano per raccogliere gli escrementi degli uccelli.
Reflecting Images: Best of Fests
Il Capo di Yuri Ancarani (2010, 15')
Trama: Monte Bettogli, Carrara: nelle cave di marmo uomini e macchine scavano la montagna. Il Capo controlla, coordina e conduce cavatori e mezzi pesanti utilizzando un linguaggio fatto solo di gesti e di segni. Dirigendo la sua orchestra pericolosa e sublime, affacciata sugli strapiombi e i picchi delle Apuane, il Capo agisce in un rumore assoluto, che si fa paradossale silenzio.
Lettere dal Deserto (Elogio della Lentezza) di Michela Occhipinti (2010, 88')
Trama: Il mondo corre. Hari cammina. Le sue scarpe consumate percorrono lunghe distanze nel deserto per recapitare messaggi chiusi in lettere scritte a mano, dalla calligrafia preziosa, da consegnare a destinatari che abitano villaggi sperduti, chiusi in una dimensione temporale dimenticata, fuori dal mondo. Le lettere parlano di amori, matrimoni, successi e decessi, quelle che portano la morte si riconoscono subito, sono quelle con l’angolo destro tagliato, che Hari legge sull’uscio ad alta voce e poi strappa, perché le brutte notizie vanno distrutte, disperse, cancellate per sempre. In un mondo in cui il tempo è un lusso, la velocità è sinonimo di efficienza e civiltà, e dove si comunica premendo tasti che riproducono caratteri tutti uguali, la storia di Hari è un’isola cristallizzata nel tempo... Quando l’unico modo per comunicare era un foglio, una penna, l’inchiostro. Quando la gente era ancora in grado di aspettare. Un ritorno alla lentezza, e alla natura, quella inospitale del deserto del Thar. Finché arrivano delle strane torri metalliche, intruse nel paesaggio, a rivoluzionare la vita del piccolo villaggio..
Reflecting Images: Masters
Napoli, Napoli, Napoli di Abel Ferrara (2009, 102')
Trama: "Napoli Napoli Napoli" è un ritratto in chiaroscuro della città partenopea, un viaggio attraverso personaggi e ambienti che raccontano la complessa varietà di questa metropoli del sud. Girato come un documentario e intersecato da episodi di finzione, il film spazia dalle anguste celle del carcere femminile di Pozzuoli, dai vicoli dei Quartieri Spagnoli, dalle vele di Scampia, ai belvedere cittadini e al suggestivo parco del Vesuvio. A guidare Ferrara in un viaggio tra luci e ombre è lo stesso Gaetano Di Vaio profondo conoscitore dei mali e delle virtù di questa grande capitale del sud. Giovani attori napoletani che interpretano se stessi e l'ambiente in cui sono cresciuti. Salvatore Ruocco, ex pugile che abbandona il ring e gli incontri clandestini per gridare la sua rabbia in teatro, e poi sui set di Gomorra e di Napoli Napoli Napoli... Abel Ferrara intervista donne detenute che raccontano le loro storie di vita. Intellettuali, artisti e politici che dicono la loro sulla città, con intermittenze di accuse e difese dell’operato comune e privato di una cittadinanza troppo spesso stigmatizzata come specchio oscuro dell’Italia di oggi. Mentre cultura borghese e popolare esprimono nel film i loro rispettivi malesseri e aspirazioni, la città che conserva emerge di fianco a quella che distrugge se stessa o a quella che rinasce come mito della grande capitale perduta. Un tema spicca tra gli altri nelle immagini di Ferrara: la cultura femminile come contrappeso e vittima dell’imperante machismo della violenza e del potere. Tre brevi tracce narrative di finzione si intrecciano tra loro, raccontando le condizioni carcerarie, quelle dei gruppi criminali e delle famiglie devianti, intorno alle sequenze documentarie fatte di interviste e confronti tra personaggi noti e non. Ferrara ha posto il suo sguardo ad altezza d’uomo, viaggiando per la città con la curiosità di chi cerca strenuamente di capire qualcosa che riconosce come appartenente alla propria storia di italoamericano, interrogando la terra delle sue radici con la consapevolezza di quanto questa sia mutata tra l’uniformità voluta dalla globalizzazione e le stratificazioni identitarie della sua cultura.
Kids & Docs
Solo Andata, il Viaggio di un Tuareg di Fabio Caramaschi (2010, 52')
Trama: “Solo andata” è un film documentario diretto e prodotto da Fabio Caramaschi che racconta la storia di due giovanissimi fratelli Tuareg nati nel deserto del Niger che si trovano separati dal loro destino di migranti. Il più piccolo, Alkassoum, è rimasto bloccato in Africa per anni per problemi di ricongiungimento, mentre il più grande, Sidi, cresceva in Friuli, nel cuore del Nordest industriale italiano con il resto della sua famiglia e la piccola comunità che i Tuareg hanno costituito a Pordenone lavorando come operai nelle fabbriche della zona. E’ proprio Sidi, armato lui stesso di una telecamera ad accompagnarci alla scoperta della loro condizione sospesa tra il desiderio di integrarsi nella realtà italiana e la nostalgia degli immensi spazi dell’infanzia africana. Torneranno mai alle antiche tradizioni nomadi e carovaniere dei Tuareg? Riuscirà il piccolo Alkassoum a raggiungere l’Italia, dove sembra che tutti siano felici?
16/11/2010, 17:23
Simone Pinchiorri