Intervista a Marco Ponti, ospite d'onore del Valsusa Filmfest 2011
Cosa hai pensato quando sei stato invitato al Valsusa Filmfesti?
Marco Ponti: La prima cosa che ho provato è stato un enorme piacere, per vari motivi: il Valsusa è un festival che merita tanto, si basa tutto sulla grande passione degli organizzatori, è una componente fondamentale per la riuscita dell'evento.
E' bello poter dare il mio piccolo contributo a una realtà del genere, è un festival che amo molto, come amo molto anche il Sottodiciotto di Torino e il festival GLBT di Giovanni Minerba che inizia proprio oggi. Questo tipo di eventi mi stanno “simpatici”, se poi mi invitano non posso che esserne onorato!
Per te è un ritorno a casa...
Marco Ponti: Sì, è la Valle in cui sono nato e in cui ho vissuto a lungo, mi fa sentire in qualche modo “a casa”.
La Valle è sotto i riflettori da qualche anno per la questione TAV, ma ha molto altro da dire: il Filmfest affronta temi che mi sono vicini, come la montagna e la difesa dell'ambiente.
Di cosa ti piacerebbe parlare con il pubblico del festival?
Marco Ponti: Vorrei poter parlare del racconto della realtà locale: in Italia spesso abbiamo avuto pudore nel riconoscere le piccole storie come meritevoli di essere raccontate, una cosa che negli USA ad esempio fanno sempre e che è il loro punto di forza. Da noi non capita, a parte rari casi come "Il vento fa il suo giro" di Giorgio Diritti.
Per i ragazzi agli inizi è come se ci fosse un freno, si dicono "Abito in un piccolo borgo, un piccolo quartiere, non ho sufficiente materiale narrativo a disposizione...", allora si sogna la grande avventura, il grande tema, e ci si blocca.
Illuminare nel modo migliore il proprio angolino è il segreto: sono stato per caso negli Stati Uniti nel paesino in cui i Coen hanno girato "Fargo", è un pugno di case in cui non c'è niente eppure ne hanno tratto un film che hanno visto in tutto il mondo!
Esistono gli alimenti a "Kilometro Zero", proviamo a fare anche la narrazione a "Kilometro Zero"!
Cosa ti chiedono normalmente in questi incontri pubblici?
Marco Ponti: Di solito vogliono sapere come è stato possibile fare un film di debutto come "Santa Maradona" senza la classica trafila all’interno dell’industria del cinema!
La mia preparazione per quel film è stata totalmente teorica, ho studiato i film e non il cinema (come dice sempre di sé Quentin Tarantino), ho visto tante cose prima di girare ma non avevo nessuna esperienza o conoscenza. Era una specie di "dilettanti allo sbaraglio", ma eravamo tutti guidati da una grande passione per il cinema.
Cosa ci puoi dire del tuo nuovo film, "Ti amo troppo dirtelo"?
Marco Ponti: Ahimé ancora poco, a parte quello che si sa già. Prima di Natale abbiamo finito le riprese, e ora sono ancora impegnato nel montaggio video, c'è tutta la post-produzione audio da fare, ci vorranno alcuni mesi ancora prima di averlo pronto.
E' un inedito per me, la prima volta in cui mi sono ritrovato a lavorare su un soggetto già scritto da altri: per un mese ho lavorato sulla sceneggiatura, scrivendo da solo qui ad Avigliana, nella tranquillità.
Ogni giorno uscivo di casa e andavo in un bar davanti al laghetto, sempre allo stesso tavolo: alla fine mi è parso giusto e naturale inserire una scena ambientata proprio lì, e quindi nel film si vedranno i protagonisti - Francesco Scianna e Carolina Crescentini - che si siedono al mio stesso tavolino e si bevono una birra. E' stato strano girarla!
Perché hai deciso di lavorare su un soggetto altrui?
Marco Ponti: Ho un sacco di copioni pronti, ne ho già ben tre su cui inizierò a lavorare dopo aver concluso questo film. "Ti amo troppo per dirtelo" mi è stato proposto, mi hanno chiesto se avessi voluto lavorare con Jasmine Trinca e io ho subito accettato, era uno degli obiettivi che mi ero prefisso in carriera. Non potevo proprio rifiutare!
E poi ho avuto l'occasione di lavorare con grandi professionisti, come il direttore della fotografia Arnaldo Catinari (candidato ai David per "Vallanzasca – Gli angeli del male"), Elisabetta Montaldo per i costumi o Francesco Frigeri per la scenografia (anche lui candidato ai David, per "Amici Miei – Come tutto ebbe inizio"). Un'esperienza lavorativa meravigliosa.
28/04/2011, 09:22
Carlo Griseri