Michela Occhipinti: "Silenzio, lentezza
e orizzonte protagonisti del mio doc"
Con 64 partecipazioni a festival internazionali e 19 premi, il documentario di Michela Occhipinti,
Lettere dal Deserto – Elogio della lentezza, è risultato tra i film italiani più premiati nel 2010. Girato nel deserto inospitale del Thar, Rajasthan Occidentale in India, la filmaker romana ci racconta la storia di Hari, un postino, le cui scarpe consumate percorrono lunghe distanze nel deserto per recapitare messaggi contenuti in lettere scritte a mano, dalla calligrafia preziosa, da consegnare a destinatari che abitano villaggi sperduti, chiusi in una dimensione temporale dimenticata, fuori dal mondo. Un prezioso elogio alla lentezza, la storia di un uomo solitario che conosce i meriti dello scorrere del tempo e la capacità di aspettare.
Il mondo del web, la multimedialità e le nuove tecnologie influiscono sul tuo modo di creare film? E se sì, come?
Sicuramente nella fase di preparazione di un progetto la rete è indispensabile perché riesco a trovare molte delle informazioni che cerco stando a casa lavorando dal mio computer. Nella fase di promozione è determinante l'utilizzo del web e dei social network perché, soprattutto se non si ha la possibilità di avere un ufficio stampa e un circuito tradizionale di distribuzione, si può promuovere il proprio film in maniera indipendente. Per quel che riguarda le nuove tecnologie assolutamente sì perché da quando c'è l'HD la qualità delle riprese è migliorata notevolmente con un costo talmente minore rispetto alla pellicola e un'agilità che per le riprese di documentari è quasi indispensabile a mio avviso.
Credi che il web possa essere decisivo nella diffusione del cinema documentario?
Importante, soprattutto in Italia dove la distribuzione dei documentari attraverso canali più tradizionali è ancora a dir poco complessa. Nel caso specifico di questo film però, visto che parla di lentezza e che per questo è molto lento, non sono sicura possa essere facilmente fruibile su uno schermo di computer.
Perché hai scelto di raccontare questa storia attraverso il documentario?
In realtà "Lettere dal Deserto" tocca entrambi i mondi del documentario e del cinema, è un docu-film o film documentario, ovvero con personaggi e luoghi reali ma con una costruzione narrativa. Scelgo comunque il documentario perché trovo che nella realtà esistano molte storie interessanti, inoltre mi piace proprio fare le cose in piccolo, avere una troupe di 3 o 4 persone, senza un'immensa macchina che ti gira intorno, mi sembrerebbe tutto molto più grande di me.
Come è nata l’idea di Lettere dal Deserto, uno dei doc italiani più premiati nel 2010?
Nel 2004 tornando da un viaggio lento di dieci mesi in America del Sud, arrivata in Italia ero stata travolta dal rumore, dalla frenesia, dalla mancanza di orizzonte ... non solo mentalmente, ma anche fisicamente stavo un pò soffrendo. Casualmente, pochi mesi dopo, lessi un piccolo articolo su una rivista francese che parlava dei postini del deserto del Thar e delle loro lunghe peregrinazioni: mi sembrò come una cura e decisi che volevo farne un film lirico sulla lentezza e una metafora sul progresso, cercando di sfuggire alla retorica. Finalmente nel 2008 ho iniziato, molto lentamente.
Tre cose per invogliare il pubblico a guardare il tuo doc e votarlo
Se siete travolti dal rumore, dalla frenesia e dalla mancanza d'orizzonte, guardatelo, così troverete almeno per un'ora e mezza, il silenzio, la lentezza e l'orizzonte.
27/10/2011, 09:09