Via Poma, la verità nel film Tv di Roberto Faenza
Il tv movie in prima visione Il Delitto di Via Poma, prodotto da Taodue e interpretato da Silvio Orlando, Astrid Meloni, Giorgio Colangeli, ha registrato una media di 3.882.000 telespettatori, share 14,71%.
Non si può a morire a vent'anni. Non si può nemmeno non avere giustizia dopo 20 anni. "Il delitto di via Poma", in onda ieri su Canale 5 prima serata, diretto da Roberto Faenza e prodotto da Pietro Valsecchi è prima di tutto un voler mettere il dito dentro una piaga tutta italiana, "quella di una mentalità assurda, collusa e bugiarda - afferma il regista - dove tutti mentono per proteggere qualcun altro. Io qui le mie idee me le sono fatte, e mi è evidente che il delitto è stato coperto. Ma l'assurdità di questo caso è tale per cui è diventato interessante proprio perchè non c'è un criminale responsabile, ma un solo vero colpevole ovvero la giustizia italiana".
La cronaca registra che il 7 agosto 1990 Simonetta Cesaroni viene trovata massacrata da 29 colpi inferti da un'arma a doppio taglio, un tagliacarte, in un palazzo di Via Poma, nel quartiere Prati di Roma. Da allora per la famiglia, i protagonisti della vicenda e per la cronaca non c'è ancora pace. Il 26 gennaio 2011 la III Corte d'Assise ha incriminato il fidanzato Raniero Busco, condannato a 24 anni di reclusione, ma il processo d'appello si è riaperto il 24 novembre di quest'anno e il 5 dicembre verrà nominato un nuovo perito, sarà conferito l'incarico e saranno formulati i quesiti.
Nel mentre Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile, si è suicidato, gettandosi in mare in località Torre Ovo, il 9 marzo 2010 a soli tre giorni dalla data fissata per la sua deposizione al processo che ha poi portato Busco in carcere. E anche il padre di Simonetta, Claudio, si è spento il 20 agosto 2005 senza aver dato un volto all'assasino di sua figlia.
La fiction ha avuto una lavorazione travagliata, sia all'inizio quando alla troupe è stato impedito di girare proprio dentro al cortile di via Poma sia quando gli avvocati di Busco pareva potessero impedire la messa in onda. Invece "devo dare atto al grande coraggio e impegno di Mediaset in questo senso - ha proseguito Faenza - che mi ha lasciato impressionato. Quello stesso coraggio che invece non ha avuto il magistrato residente dentro il palazzo e il cui figlio è stato per un certo tempo nella lista dei possibili colpevoli, che ci ha impedito di girare. Una cosa assurda se ci pensate. Colui che deve fare giustizia la impedisce. Giornalisti fate il vostro lavoro e indagate. Così come dovreste indagare sul perchè a distanza di 20 anni i Ris dicano cose opposte a quelle che dice l'istituto di medicina legale della Cattolica di Roma".
Indagini che non diranno mai la verità su questa vicenda, ma il film di Faenza ha comunque il bel merito non solo di non farci perdere la memoria ma anche di riportare dentro ognuno di noi una dimensione umana del dolore della famiglia Cesaroni dando alla figura di Paola, la sorella, un valore "pubblico" che finora non era arrivato.
"Ho personalmente incontrato Paola - dice Giulia Bevilacqua, l'attrice che la interpreta - e sono rimasta colpita dalla dignità, dalla forza e dalla sua capacità di restare sempre lontano dai riflettori cercando la verità, sempre".
Riflettori mediatici, televisivi e sociali sui quali ha invece puntato il dito Luigi Frati, rettore della Sapienza, che ha ricordato, tra i numerosi spunti interessanti, come in Italia e solo in questo paese, la spettacolarizzazione del delitto stia toccando fenomeni paradossali, dalla sovraesposizione televisiva fino al turismo "criminale" (come nel delitto di Avetrana).
07/12/2011, 11:54
Elena Dal Forno