A Pesaro il documentario italiano
Quest’anno la
Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, diretta da
Giovanni Spagnoletti, vuole proporre un ritratto dell’Italia contemporanea attraverso un’ampia selezione di documentari
che analizzano le attuali problematiche del nostro Paese (alla quale si aggiunge la retrospettiva riguardante l'opera di Nanni Moretti). Sarà quindi un’edizione dedicata in gran parte al cinema italiano con un focus corposo e organico sul documentario, diventato nell’ultimo periodo uno dei terreni di sperimentazione più frequentati dai nostri cineasti.
L’idea è di raccontare l’Italia, politica e sociale, attraverso la lente privilegiata del cinema del reale. Saranno presentate le opere che negli ultimi anni meglio hanno contribuito a rispecchiare la vita del nostro Paese, con una particolare attenzione all’innovazione stilistica e contenutistica.
Numerose le linee tematiche definite dalla selezione dei 19 documentari, a partire dalle riflessioni sui concetti di emigrazione e integrazione vissuti da prospettive molto differenti: "
Giallo a Milano" di Sergio Basso racconta dal suo interno la comunità cinese nel capoluogo lombardo, "
Grandi speranze" di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti segue le vicende di giovani imprenditori italiani impegnati in Cina mentre "
Come un uomo sulla terra" di Andrea Segre e Dagmawi Yimer si concentra sul drammatico destino di un ragazzo che, partendo da Addis Abbeba, deve affrontare violenze e sopraffazioni per cercare di arrivare in Italia passando dalla Libia di Gheddafi. Due lavori denunciano invece l'emergenza abitativa nel nostro Paese: "
Palazzo delle Aquile" di Savona, Porto e Sparatore racconta la storia di 18 famiglie le quali, senza più casa, occupano per protesta la sede del municipio di Palermo, mentre "
Ferrhotel" di Mariangela Barbanente porta il suo sguardo su Bari e un gruppo di somali che (cercano di) vivere in un vecchio hotel dismesso.
Un altro dittico è quello formato da "
Land of Joy" di Laura Lazzarin e "
A Nord Est" di Milo Adami e Luca Scivoletto, due caustici ritratti del “ricco Nord-Est”: il primo ne racconta passato (poverissimo) e presente (ricchissimo) tra il tragico e il comico, il secondo ci accompagna lungo la Statale 11, all'esplorazione di un territorio ferito da uno sviluppo incontrollato.
Istruzione, morti bianche, nucleare, politica, disastri ambientali: i doc della rassegna coprono tutte le maggiori problematiche sociali e istituzionali che affliggono il Paese. Marco Santarelli in "
Scuolamedia" ci porta nella periferia industriale di Taranto per uno spaccato sociale e culturale di quello che è lo stato attuale dell'istruzione scolastica nel Sud Italia. "
Thyssenkrupp Blues" di Pietro Balla e Monica Repetto ripercorre, dalla prospettiva di un operaio, la tragedia dei sette lavoratori morti sul lavoro nello stabilimento torinese e la sua personale battaglia per il lavoro.
Nel collettivo
Milano 55,1, 55 registi documentano l'ultima settimana della campagna elettorale che segnò la storica vittoria del centro-sinistra nel capoluogo lombardo dopo 18 anni, un film sul (e del) cambiamento. "
Ju Tarramutu" di Paolo Pisanelli racconta polemicamente il (post-) terremoto dell’Aquila del 2009, in quello che viene definito “un viaggio nei territori della città più mistificata d'Italia”.
Due documentari che si presentano come diari intimi e personali, sono invece il pretesto per raccontare altri problemi del Belpaese: "
Armando e la politica" di Chiara Malta è un viaggio alla ricerca della vera identità del proprio padre attraverso cui analizzare l'ultimo ventennio politico italiano, mentre "
Scorie in libertà" di Gianfranco Pannone ripercorre, in tempi di referendum, le vicende legate alla centrale nucleare costruita nel 1963 nei pressi di Latina.
In "
Il passaggio della linea" di Pietro Marcello vite, dialetti e paesaggi dell'Italia tutta si incontrano e scontrano negli (scomodi) spazi dei treni a lunga percorrenza, da tempo abbandonati al loro destino, mentre in "
Predappio in luce" Marco Bertozzi ripercorre, accompagnato da due storici d'eccezione, le strane vicende che ruotano attorno alla prima città di fondazione fascista voluta da Mussolini nel 1925. "
Cadenza d'inganno" di Leonardo Di Costanzo parte come un doc sui giovani napoletani, per poi concentrarsi su uno di loro, il quale infine si ribella e abbandona il progetto: un omaggio a “un atto di resistenza di un personaggio cinematografico”. "
Magog [o Epifania del barbagianni]" di Luca Ferri gioca con gli spazi naturali e architettonici della pianura padana per restituire allo spettatore un luogo dell'assurdo, dove un'umanità al limite del grottesco si muove come fantasma.
Il duo Felice D'Agostino e Arturo Lavorato presenta infine due lavori: "
Noi dobbiamo deciderci" è una cronaca poetica e militante del primo mese da alluvionati vissuto dagli abitanti di Vibo Valentia mentre l'Italia vinceva il mondiale, mentre "
In attesa dell'avvento" ragiona su date e celebrazioni, nello specifico sui 150 anni d'Italia, cercando di sovvertirne l'ordine confortante.
Tutti gli autori dei documentari scelti saranno invitati a presentare i loro lavori, così come le principali associazioni di categoria, ad esempio
Doc/it, saranno chiamate a collaborare e a partecipare alle attività della retrospettiva. Sarà quindi un’importante occasione d’incontro non solo per il pubblico del festival ma anche per gli stessi cineasti. Com’è accaduto nel recente passato, con l’evento speciale “
La meglio gioventù” dedicato ai cineasti italiani che hanno debuttato nel nuovo Millennio, la Mostra produrrà un doc sul doc (in collaborazione con l’Università Roma Tre e a cura di Vito Zagarrio) con le interviste e i contributi filmici di tutti i cineasti che partecipano alla retrospettiva.
Naturalmente, vista l’importanza dell’argomento, il festival non mancherà di pubblicare un volume (con Marsilio e a cura di
Giovanni Spagnoletti) dedicato al mondo del documentario italiano. La monografia riprenderà il tema centrale della retrospettiva ma lo collocherà all’interno della più vasta produzione documentaria italiana con analisi particolareggiate del sistema di produzione, dello sbocco distributivo tra festival e canali televisivi, dei “cervelli in fuga” all’estero. Senza ovviamente tralasciare l’approfondimento sugli stili, sulla forma dei documentari oltre che sui contenuti. In appendice la biofilmografia dei principali cineasti che dirigono documentari farà da corollario a uno dei testi più completi e aggiornati sul cinema della non-fiction.
23/06/2012, 14:47