Sinossi *: Il passaggio della linea è un "viaggio" lungo l’Italia cadenzato dal ritmo dei treni espressi a lunga percorrenza, da tempo abbandonati ad un destino di lento degrado, che attraversano la penisola da sud a nord e viceversa, in un percorso che va dalla notte al mattino.
Una carrellata di paesaggi, architetture, volti, dialetti e voci, vite che si mescolano in un corpo unico a bordo dei treni.
All’interno degli scompartimenti spogli si intrecciano le vite di passeggeri che spesso parlano lingue diverse e portano con sé storie lontane. Si tratta per lo più di pendolari in viaggio verso il nord, giovani, stranieri, impiegati in lavori precari, abituati a percorrere lunghe distanze utilizzando il più modesto ed accessibile fra i mezzi di trasporto.
Fuori, oltre i finestrini sporchi e appannati, si susseguono paesaggi a volte dolorosamente segnati dall’intervento dell’uomo, a volte intatti nella loro prepotente bellezza. Dentro, il tempo è scandito solo dal variare della luce che illumina gli stretti corridoi e svela volti spesso stanchi e assorti. Rinchiusa in uno spazio che è luogo d’incontro e di solitudine, la vita di chi viaggia appare come sospesa, in un tempo fuori dall’esistenza in cui tutto sembra ancora possibile, in una tensione continua tra passato e futuro, tra ciò che è stato e ciò che ha da venire.
Fra gli altri, a guardare l’Italia che scorre lenta dal vagone d’un treno, c’è un uomo vecchissimo, l’europeista novantenne: Arturo, che porta con sé, nelle tasche di una giacca sgualcita, i ricordi di un’intera esistenza. Ripiegato sul brutto sedile di un anonimo vagone sfoglia la sua lunga vita mentre gli occhi sembrano guardare lontano, posarsi un poco più in là. La sua è una storia di impegno civile e politico ma, soprattutto, l’orgogliosa ricerca della libertà oltre ogni convenzione, una scelta di radicale autonomia che trova il suo fondamento nella piena consapevolezza della fragilità dell’esistenza. Quest’uomo non scenderà mai più dal treno. Il treno è la sua casa, il suo viaggio è senza meta. Un "viaggio" che non conosce ultima destinazione.
Le tratte, le stazioni, le carrozze, i binari e i vecchi vettori che portano i treni tra le nebbie delle pianure e s’insinuano nelle gole delle strette valli appenniniche, carezzano i litorali incendiati dal sole e ancora oltre. Oltre il mezzo stesso, sino alla morte apparente, quando il treno viene inghiottito dai traghetti dello stretto di Messina e - privato del suo moto - esso stesso rimane sospeso in attesa di un nuovo viaggio, di una nuova linea oltre la quale andare.