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VENEZIA 69 - BELLA ADDORMENTATA di Marco Bellocchio


Il film ispirato al caso di Eluana Englaro secondo titolo italiano in concorso a Venezia 69


VENEZIA 69 - BELLA ADDORMENTATA di Marco Bellocchio
Una cosa è certa: nei giorni intorno alla morte di Eluana Englaro, nel febbraio 2009, in Italia si registrò un picco di isteria collettiva. La scelta della sospensione delle cure (che in un paese civile dovrebbe essere liberamente presa dal singolo soggetto, come nel caso dell'aborto) divenne oggetto di polemiche di ogni sorta e natura, politica, religiosa, medica e sociale.

Marco Bellocchio con il suo "Bella Addormentata" (riferimento non velato alle parole dell'allora premier Silvio Berlusconi, che definì ancora "appetibile" la ragazza, in coma da 17 anni) per rappresentare al meglio quel momento sceglie l'affresco collettivo, intrecciando tra loro quattro diverse storie, ognuna a suo modo legata a quei fatti.

Uliano Beffardi (Toni Servillo, qui molto calibrato, senza strafare) è un senatore della maggioranza di centrodestra, chiamato a votare in tutta fretta una legge che blocchi la possibilità di sospendere le cure a Eluana: è combattuto, perché le sue convinzioni sono altre e lui stesso ha dovuto affrontare in altro modo un caso personale, pochi anni prima, con la moglie.
E' questo il motivo per cui ha subìto una frattura il rapporto con la figlia, Maria (Alba Rohrwacher), cattolica fervente in partenza per Udine per pregare insieme alle amiche davanti alla clinica in cui la ragazza è ricoverata. Nel viaggio incontrerà Roberto (Michele Riondino), in viaggio insieme al fratello per il motivo opposto, difendere la libertà di scelta.
C'è poi una famiglia divisa da una situazione simile a quella di Eluana: la giovane figlia Rosa è a letto da anni, la madre (Isabelle Huppert, nel ruolo di una grande attrice ritiratasi per assisterla) prega con sempre meno fede in attesa del miracolo, il padre (Gianmarco Tognazzi) rispetta la sua scelta senza condividere mentre il fratello (Brenno Placido) vuole lottare a modo suo.
Infine, una misteriosa tossica (Maya Sansa) cerca la fine delle proprie sofferenze ma, suo malgrado, viene salvata da un medico, il dottor Pallido (Pier Giorgio Bellocchio).

La coralità del racconto, se sulla carta poteva essere una scelta vincente, penalizza la forza del film di Bellocchio, che si sfilaccia troppo e in alcuni casi (il rapporto Maria-Roberto, ma anche quello tra la tossica e il dottore) risulta inconcludente. Sarebbe forse stato meglio concentrarsi su meno personaggi e scavare di più, come ad esempio nella storia che sembra più efficace, quella del senatore in crisi e della figlia, e di tutto il "sommerso" dietro quei momenti in Parlamento (da segnalare, ricordare e citare le battute sui propri colleghi affidate a Roberto Herlitzka, disilluso politico d'esperienza).

Sarà difficile evitare le inutili - in questo caso - polemiche sull'argomento eutanasia, che torneranno puntuali come già per tutto il periodo di lavorazione della pellicola.
"Bella Addormentata" manca del giusto ritmo e si perde in risvolti a volte un po' troppo teatrali (Huppert-Tognazzi-Placido interpretano attori di teatro e quindi era forse inevitabile, ma anche il dialogo finale Sansa-Bellocchio risulta eccessivamente calcato).

Dispiace doverlo segnalare, perché in generale il film è di grande qualità, ma rimane la sensazione dell'opera incompiuta. Restano negli occhi alcune splendide idee di regia, come la scena nel bagno turco, ottimamente servite dalla fotografia di Daniele Ciprì.
Il cast (non tutti al meglio, ma quasi) aiuta a sostenere un copione che non riesce sempre a raggiungere i propri obiettivi (con una didascalica scelta dei nomi - Maria, Beffardi, Pallido - che risulta posticcia e inutile).

05/09/2012, 11:53

Carlo Griseri