Note di regia de "L'Eredità di Caino"
Oggi noi siamo continuamente distratti…l’audiovisivo, come viene definito oggi in maniera propria, dà l’opportunità di sfuggire al rapporto con la realtà, soprattutto quando questo rapporto comporta una responsabilità che é necessario assumersi… Oggi pare che il mondo intero non abbia un istante di solitudine, quella solitudine che é introspezione, che é riflessione necessaria.
E.Olmi
Per pensare e realizzare il nostro film siamo partiti da questa riflessione.
Abbiamo cercato quell’istante di solitudine e deciso di raccontare la nostra esplorazione con un film. Abbiamo aperto la porta dell’illusione e abbiamo tentato un contatto con la realtà. Per agevolare questo incontro, abbiamo dimenticato con naturalezza e consapevolezza il teorema “noleggio-distribuzione-vendita”, ci siamo autoprodotti senza cercare finanziamenti, sponsorizzazioni, patrocini e contributi. Ci siamo isolati per non essere distratti.
Abbiamo girato il nostro lungometraggio.
Si chiama L'eredità di Caino.
E' fortemente fragile, quanto basta a spaventare.
Ci é capitato, nella solitudine, di afferrare quel contatto, quella riflessione necessaria, di vivere un disagio, una disabitudine che crea difficoltà.
Abbiamo oltrepassato l’ordinario, la mediocrità, il noto, il consolidato, il protetto.
Nell’esperienza di quel contatto abbiamo vissuto l’inquietudine, abbiamo deciso di affrontare il dolore e scendere in profondità. L’abisso spaventa e più si cerca di scendere in profondità più si avverte la mancanza di ossigeno. L’abisso spaventa e abbiamo bisogno di bombole per respirare.
Per essere esploratori degli abissi riteniamo si debba faticare, sovvertire e abbandonarsi, che é sempre (s)offrire. Il nostro andare in profondità crea dolore. Questo dolore ci fa sentire vivi.
Per proseguire vivi nell’esplorazione, dunque, bisogna far ricorso a quello che oggi potrebbe essere definito masochismo.
Luca Acito e Sebastiano Montresor