Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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SOLE A CATINELLE - Un padre come Checco Zalone


Terzo film sicuramente indovinato e forse più ricco e articolato dei precedenti. Per il comico pugliese l'ossessione dell'imprenditore fai-da-te e una vacanza da sogno in compagnia del figlio. Boom al botteghino!!! 12 milioni e mezzo di euro nella prima fine settimana nelle sale monitorate, dunque ci si avvicina ai 13 comprendendo tutti i luoghi di programmazione.


SOLE A CATINELLE - Un padre come Checco Zalone
"Sole a Catinelle"
Luca Medici aka Checco Zalone è forse l'autore di commedie più originale del panorama cinematografico italiano. Dalla sua ha il pubblico e gli incassi dei suoi primi due film (rispettivamente 15 e 45 milioni di euro) ma anche la rara capacità di rimanere se stesso, e di presentare un prodotto originale e fuori dagli schemi.

"Sole a Catinelle" racconta di un padre un po' scemo, vittima dell'ultimo ventennio che abbiamo vissuto e di un rampantismo tutto mirato al consumo. È vittima della crisi e non se ne accorge, frastornato da un benessere e da un ottimismo che è solo di facciata. Se la vita economica va a rotoli, anche quella privata zoppica; la moglie lo lascia tenendo con sé il figlio. In preda a una visione della realtà sempre alterata, con la fobia dei comunisti, Checco promette al figlio una vacanza da sogno, malgrado non abbia la disponibilità di un euro.
Il viaggio che comincia dai parenti in Molise, terra di povertà e emigrazione, e finisce tra yacht e golf club della Liguria, costa preferita del triangolo economico, ci da modo di incontrare le due facce di un'Italia sulla quale di rado viene fatta ironia e vera critica dal cinema.

Quell'Italia ricca e di classe priva di responsabilità sociale, che ha accumulato ricchezze saccheggiando il paese senza mai restituire nulla e capace solo di chiudersi nelle proprie ville o scappare all'estero con bagagli e fabbrichette.
Il semplice Checco del film mette in ridicolo con la sua semplicità le strutture complicate e i meccanismi che regolano gli ambienti del "potere": dalla confindustria, messa in ridicolo con un paradosso sulle operaie in maternità, alla massoneria, confusa con la masseria (di Foggia/Loggia...) dove invita per una memorabile vacanza chi, incappucciato, lo sta iniziando alla setta.

Malgrado la volgarità indubbia di qualche dialogo (è incontrovertibile che "papà mi hai rotto il ca...o!" sia volgare) questo film gioca un po' meno, rispetto agli altri due, sui doppi sensi e sugli strafalcioni linguistici di Zalone e comunque lo fa in modo funzionale e senza scandali.

La collaborazione alla sceneggiatura e la regia di Gennaro Nunziante appare professionale ma onestamente secondaria e di appoggio all'esuberanza creativa di Checco Zalone che fa centro anche questa volta.

29/10/2013, 16:48

Stefano Amadio