ALLACCIATE LE CINTURE - Un amore per tutta la vita
Una storia d'amore, una storia di emozioni. "
Allacciate le Cinture" è un film un po' strampalato, diviso nettamente in due metà; nella prima, ambientata nel 2000 e parzialmente oggi, lo sviluppo della storia zoppica dietro alla descrizione di personaggi poco credibili e di un'ambientazione provinciale (la solita cittadina pugliese) oggettivamente troppo stretta per certe situazioni e taluni argomenti. Nella seconda metà il film prende una piega drammatica e sicuramente più coinvolgente e interessante, riuscendo a trasportare con interesse fino alla fine. E poi c'è la chiusura che torna a far parte della prima metà.
Forse per non dover affrontare la prevedibilità di un finale lieto o amaro, Ozpetek decide di chiudere con un flash back, tornando ai giorni di quel 2000 visto nella prima parte e ricadendo però nella banalità di personaggi e situazioni di allora.
Nel complesso, la storia d'amore senza fine può essere convincente, fino al punto di giustificare comportamenti e storture dei singoli, della coppia e del tempo che passa.
Quello che non convince, ma accade spesso nei film di
Ferzan Ozpetek, sono i personaggi; sempre troppo perfetti e con una marcia in più. Presunta superiorità leggibile anche nell'iniziale lotta di classe "orizzontale", dove dei camerieri di bar (il gruppo protagonista) e non dei filosofi, non perdono occasione per criticare la trivialità e la grettezza dell'antagonista meccanico di auto, esprimendo la loro presunta superiorità adagiati su eleganti divani bianchi. Queste piccole ma significative caratteristiche dei personaggi, creano un'atmosfera si antipatia che tiene lontani da un film potenzialmente godibile.
Tra gli interpreti spicca una
Paola Minaccioni, malata terminale, capace di dare personalità e forma a un personaggio che non perde il gusto dell'ironia neanche in vista della fine.
03/03/2014, 08:00
Stefano Amadio