Note di regia di "L'Abbiamo Fatta Grossa"
All’inizio del 2015 io e Pasquale Plastino, con l’ingresso dello sceneggiatore Massimo Gaudioso, ci trovammo finalmente ad affrontare un’idea che ci intrigava molto e che era piaciuta anche ai produttori Aurelio e Luigi De Laurentiis.
Una coppia maschile era al centro della vicenda: un detective privato (Arturo Merlino) e un attore
teatrale precario (Yuri Pelagatti) in difficoltà per un esaurimento nervoso, dovuto al naufragio del suo matrimonio. Dall’incontro tra i due protagonisti, durante il quale Pelagatti chiede a Merlino di intercettare la moglie ed il suo nuovo compagno, parte la complessa costruzione del soggetto. Un incontro-scontro che esalta le qualità artistiche mie e di Antonio, incentrato sulla assoluta diversità caratteriale dei due protagonisti che, per un errore imprevedibile durante l’intercettazione (da cui nascerà un tragico equivoco), si ficcheranno in un guaio più grande di loro; saranno costretti a nascondersi e a fuggire per quasi tutto il film, per giungere poi, dopo tanti colpi di scena, ad un finale liberatorio per entrambi, la fine di un incubo in cui si assisterà ad un coraggioso riscatto dei due, e ad un evidente “denuncia sociale” sul malcostume quotidiano del nostro Paese.
Il nostro intento, come soggettisti e sceneggiatori, era quello di impegnarci nel costruire una commedia articolata e di affrontare, per la prima volta (almeno per me), un film dove la fantasia, il rocambolesco e un pizzico di “suspence” si distaccassero dai temi relativi alla famiglia che avevo sviluppato nelle ultime pellicole; senza mai allontanarci troppo da uno sguardo attento ai vizi, alle corruzioni e alle prepotenze che ogni giorno le cronache italiane ci evidenziano. Ho puntato molto sull’eleganza dell’immagine, sulla perfezione della recitazione, sulla comicità data dai tempi e non dalle gag e sulla cura scenografica. Abbiamo scelto, per gli esterni, alcuni quartieri e vie di Roma poco visti sul grande schermo (il quartiere Castrense, il Nomentano, alcuni scorci di Monteverde Vecchio, il quartiere Aurelio, Centocelle e il Trionfale).
Attraverso una attenta selezione nel cast ho volute accanto a me, anche nei piccoli ruoli, volti significativi e bravi attori. E ognuno di loro è stato assolutamente eccellente. La presenza di Massimo Popolizio, tra i migliori attori in Italia, mi ha regalato un personaggio autorevole e spietato, maestro assoluto nell’ironia tagliente che il suo ruolo richiedeva. Come posso non ringraziare una grande professionista come Arnaldo Catinari, la cui fotografia ha esaltato con grande eleganza e stile personale ogni scena; usando costantemente due macchine da presa per qualsiasi inquadratura, il lavoro è stato velocissimo, anche perché tutti gli attori erano in parte e di errori non ce ne sono quasi mai stati; il fatto curioso è stato che il primo ciak, al montaggio, finiva per essere il migliore di tutti gli altri. La presenza poi di Anna Kasyan, cantante lirica armena di chiara fama, per la prima volta sullo schermo, mi ha permesso di lanciare sullo schermo un’altra nuova attrice, per la quale si apriranno sicuramente altri orizzonti in film brillanti, tali sono il suo talento comico e la sua personalità dirompente. Come assolutamente perfetta è stata la scelta di Clotilde Sabatino, che nel film interpreta Carla, la moglie di Antonio Albanese. A tutti i miei attori devo dire grazie per l’impegno e l’entusiasmo con cui abbiamo portato a termine una commedia della quale mi ritengo molto soddisfatto.
Carlo Verdone