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VENEZIA 73 - Francesco Munzi e l'Assalto al Cielo


Il regista di "Anime nere" torna a Venezia dopo due anni con un documentario che racconta il decennio 67-77 e le lotte operaie e studentesche. La sua visione dell'epoca prima e dopo la realizzazione del film


VENEZIA 73 - Francesco Munzi e l'Assalto al Cielo
Francesco Munzi a Venezia 73 con "Assalto al cielo"
"Assalto al cielo" è un documentario di montaggio. Immagini e interviste realizzate tra il 67 e il 77 che raccontano il periodo delle lotte di classe: operai e studenti in piazza per i loro diritti, per cambiare le cose in un'Italia prima rigida in bianco e nero e poi rassegnata e forse conscia della sconfitta.

Le fabbriche, le università, una toccante intervista ai genitori di Walter Alasia, tra i primi brigatisti a cadere sotto i colpi della polizia, e il finale con il raduno del parco Lambro a Milano dove tutto sembra voler essere superato, forse perché irraggiungibile.
Francesco Munzi ha guardato ore e ore di materiale dell'epoca per realizzare il film, scegliendo qualcosa che prova a riaprire una porta nella memoria storica degli italiani.

Cosa hai scoperto di quei tempi guardando il materiale di archivio che avete utilizzato nel film?

"Il 68, dai racconti, dalle foto che abbiamo visto, da quello che avevo letto, me lo sognavo a una certa temperatura, ma è stato filmato invece in una maniera molto più seriosa. Paradossalmente c'era molta più libertà prima e dopo. Il film comincia nel 67 con il beat che è una sovversione generale, lo slogan era "il pugno chiuso non ci basta più", mentre dopo si torna indietro.
E poi ho visto l'Italia che cambiava: dal 67-68 al 73 cambia tutto, i vestiti, le divise della polizia, le macchine della polizia, un paese che si trasforma".

Insomma un'Italia diversa da quella che ricordavi?

"Da parte mia devo dire che forse c'era stato un eccesso di mitizzazione, un eccesso di sogno che queste immagini mi hanno un po' spento. Invece studiando di più ho scoperto l'altro volto di cose che sembravano cupe ma invece avevano ancora un grande sentimento di slancio".

Cosa ti ha colpito di più?

"Sicuramente il livello di partecipazione. L'ultima cosa del genere che abbiamo vissuto noi da adulti è stata quella del G8 di Genova che però è stata una fiammata velocissima che probabilmente allora attaccava.

Non vi è venuta voglia di andare a cercare qualche testimone dell'epoca e intervistarlo?

No, sarebbe stato un altro documentario, quello è un altro documentario. Ne abbiamo parlato ma abbiamo cercato di togliere tutte le personalità politiche, tutti quelli che poi sono diventati famosi. Ci interessavano di più le immagini, un racconto attraverso immagini e testimoni dell'epoca che racconti fatti oggi.

Cosa stai preparando dopo questo documentario?

"Sto scrivendo. Due progetti, uno per una produzione americana, per un film che andrò a realizzare negli Usa e un altro da fare in Italia. Ma ancora non so quale andrà in porto per primo".

06/09/2016, 18:01

Stefano Amadio