FALCHI - D'Angelo, Riondino e Cerlino
La trama è incentrata sulla vita personale di due falchi della Squadra Mobile di Napoli: Francesco (
Michele Riondino), tormentato da un profondo senso di colpa che cerca di alleviare facendo uso di farmaci, e Peppe (
Fortunato Cerlino), addestratore di cani da combattimento, entrambi efficienti e professionali sul lavoro ma alla ricerca della pace interiore.
"Ho voluto focalizzarmi sugli aspetti fondamentali dell'esistenza-, ha dichiarato il regista- mi sono ispirato al cinema di Hong Kong degli anni '90, che porta sullo schermo l'essenzialità della vita. Perché amicizia, lavoro, lealtà, sono i valori che determinano le azioni degli uomini".
Per
Fortunato Cerlino poliziotto e abile addestratore di cani da combattimento "È stato difficile recitare con Ettore, il cane scelto per affiancarmi sullo schermo. I cani in fondo sono come bambini: non mentono, non fingono emozioni, devi trattarli come faresti fuori dal set cercando di non stravolgere il copione".
"Francesco e Peppe vengono analizzati dall' interno senza filtri - ha aggiunto
Michele Riondino,- cosa insolita nel cinema italiano di oggi. È stato arduo imparare a pensare come avrebbe fatto il personaggio, assorbirne la mentalità senza giudicarlo per le sue azioni".
Proprio i comportamenti poco morali degli agenti, come evidenziato da alcuni membri della stampa, fanno si che lo spettatore non riesca a distinguere i buoni dai cattivi.
Fortunato Cerlino, con un briciolo di ironia dice che "Bene e male sono due categorie che non possono descrivere le sfumature dell'animo umano, perciò sarebbe utile ragionare per circostanze. Definire dei ruoli non aiuta a riflettere ma fa nascere pregiudizi, quindi non serve Trump per costruire dei muri!".
Michele Riondino ha aggiunto: "L'attore gode del privilegio di non dover giudicare il personaggio che interpreta poiché questo è un compito che spetta al pubblico, e se buoni e cattivi fossero ben distinti non ci sarebbe molto da giudicare".
Toni D'Angelo racconta una semplice storia in modo non convenzionale, con quel pizzico di ambiguità che conquista e intriga.
"Sorrentino ha proposto un papa che fuma!" ha ricordato a proposito Cerlino.
E infatti questa anticonvenzionalità non guasta, rende il film “internazionale” e mette in risalto la realtà, in cui alla violenza difensiva di un cane si contrappone la crudeltà dell'uomo, essere apparentemente forte ma infiammabile come paglia; dove la giustizia personale prevale sulla legge, ma è sempre possibile scorgere un barlume di speranza.
Verdiana Bottino28/02/2017, 16:40