ALESSANDRO GRANDE - Dal David di Donatello a Toronto
Con i corti "In my prison" e "Margerita" aveva già preso parte ad oltre 170 festival internazionali, portando a casa oltre 120 premi.
E ora con "
Bismillah", il regista calabrese
Alessandro Grande inizia un nuovo meraviglioso percorso, che lo ha già portato a vincere il David di Donatello per il Miglior Cortometraggio e che dal 9 al 18 Marzo lo vedrà protagonista del Toronto International Film Festival - Kids per l'anteprima mondiale.
Abbiamo intervistato l'autore che ha raccontato cosa lo ha spinto a raccontare la storia della piccola Samira e di suo fratello malato.
In un momento in cui la società sembra sempre più incattivirsi dinnanzi alla massiccia presenza di stranieri in Italia, in Bismillah, come nei precedenti pluripremiati lavori, scegli di avere come protagonista proprio chi in Italia arriva da lontano. Cosa ti spinge ad esplorare quel tipo di condizione umana?
Non so se c’è una ragione precisa che mi spinge a raccontare storie che affrontino queste tematiche, forse riescono a toccare la mia sensibilità più di altri argomenti, nascono e crescono dentro di me in maniera molto sincera e mi lascio trasportare senza pensare se la società sia pronta o meno ad accoglierle positivamente e a stare dalla mia parte.
Chaplin diceva che "i bambini e i cani sono i migliori attori di cinema", ma nello stesso tempo è risaputo quanto complicato sia riuscire a lavorarci bene. La giovane protagonista del corto è una non professionista che si muove sulla scena con la naturalezza dell'attrice navigata. Come l'hai aiutata a diventare "Samira"?
Linda è un vero talento, riesce ad apprendere ogni insegnamento e a farlo suo per poi poterlo esternare senza perdere la naturalezza. Abbiamo provato per circa due mesi intensi e ci siamo visti tutti i giorni, quelle poche volte che abbiamo saltato un incontro dal vivo, lo abbiamo recuperato provando su skype. Volevo a tutti i costi che interpretasse il personaggio così come lo avevo immaginato, è stata bravissima.
Il fratello diciassettenne di Samira teme che andare in ospedale equivalga a rischiare di essere scacciati dal nostro Paese. Come ti sei informato rispetto a situazioni analoghe dove la paura rischia di portare al decesso?
Ci tengo a sottolineare anche la bravura di Bel che interpreta Jamil, il fratello di Samira, senza cadere mai nello stereotipo, anche lui ha fatto un lavoro costante di prove e ha portato avanti il progeto come un professionista. Per dare alla storia la giusta credibilità, ho fatto ricerche e raccolto informazioni non solo da persone coinvolte direttamente ma anche da volontari di Emergency e Croce Rossa Italiana, era di fondamentale importanza ascoltare testimonianze da chi ha visto con i propri occhi questo dramma.
Francesco Colella da il volto ad un medico che crede fermamente nella sua professione che sente come una missione. E' sempre stata la tua prima scelta, e quanto ha dato di suo in termini di "scrittura del personaggio"?
Ho scritto il personaggio pensando che fosse Francesco poi ad interpretarlo e sono stato fortunato, in quanto non solo ha accettato il ruolo ma ha portato avanti il progetto con grande entusiasmo. E’ stato un lavoro faticoso, abbiamo girato per soli tre notti. Francesco, grazie alle sue espressioni e movenze, che solo un professionista della sua bravura può avere, è riusciuto a raccontare un personaggio senza la necessità di farlo parlare troppo, proprio come piace a me.
Come ci si sente all'idea di rappresentare l'Italia nella corsa al miglior cortometraggio degli Oscar 2019?
E’ una cosa che mi rende orgoglioso, ma mentalmente questo pensiero l’ho già archiviato, vorrei che questo traguardo raggiunto, fosse in realtà un punto di partenza per poter continuare a pensare al mio primo lungo. Ho sempre la paura di non riuscire a trovare stimoli per affrontare questo mestiere col giusto impegno, per cui sono in continua sfida con me stesso.07/03/2018, 18:17
Antonio Capellupo