Note di produzione di "Il Varco"
Il varco nasce dall’ambizioso proposito di Ferrone e Manzolini: costruire, forse per la prima volta, un film di finzione attraverso documenti audiovisivi pubblici e privati di origine disparata, fondendoli in un unico punto di vista soggettivo, con una voce narrante che è anche flusso di coscienza.
Si inserisce così in un percorso artistico e produttivo che coinvolge i due registi, Kiné, l’Istituto Luce Cinecittà e Home Movies - Archivio Nazionale del film di famiglia. Un percorso che vede nella riscoperta e nella rielaborazione creativa dei filmati di repertorio uno strumento espressivo assolutamente originale per raccontare la storia d’Italia e non solo.
Nel 2013 il film Il treno va a Mosca, prodotto sempre da Kiné, aveva già visto la collaborazione di registi, Luce e Home Movies, ed era il racconto della vicenda umana di Sauro Ravaglia, barbiere comunista oggi ottantenne, rielaborata attraverso l’uso creativo di filmati girati dal protagonista e da altri cineamatori e militanti come lui. Con Il varco è stato fatto un deciso passo avanti nel territorio della finzione. Pur rispettando le coordinate storiche del periodo in cui è ambientata la storia, questa è stata scritta con assoluta libertà creativa.
Dopo un lungo periodo di ricerca e visioni, gli autori hanno deciso di concentrarsi su un periodo ben preciso: gli ultimi 10 anni del regime fascista, periodo in cui cominciano a essere numerosi i materiali amatoriali (il 16mm e il 9,5mm nascono all’inizio degli anni ‘20 ma è dal 1932, grazie all’8mm, che la pratica del cinema amatoriale si diffonde maggiormente).
Il materiale Luce su quel periodo è per ovvie ragioni ricchissimo. I fondi privati maggiormente utilizzati nel film sono quelli di Adolfo Franzini e di Enrico Chierici, due soldati che hanno partecipato alla campagna di Russia e hanno filmato in 9,5mm e 16mm il loro viaggio. Entrambi dotati di una particolare capacità tecnica (Chierici veniva da una famiglia di fotografi genovesi) probabilmente hanno realizzato riprese private parallelamente ad altre realizzate in modo ufficiale per l’Esercito Italiano.
Le loro storie hanno ispirato la scrittura degli autori. Un grande lavoro di preparazione ha preceduto la scrittura, poi affinata con l’apporto fondamentale di Wu Ming 2 e l’interpretazione di Emidio Clementi.
La scrittura e la produzione del film si sono nutrite anche di ricerche e riprese effettuate nei territori dell’Ucraina centro-orientale (nelle regioni di Dnipro, Kirovograd e Donetsk) dove erano stati girati i filmati di Franzini e di Chierici. Quegli stessi territori dove si è da poco combattuta, o ancora si combatte, una tragica guerra.
Claudio Giapponesi