A TOR BELLA MONACA... - Quando potrebbe andare peggio
Non brutti, ma sporchi e cattivi. È
Giorgio Colangeli a dare il la al cast con la sua prima scena telefonica con l’Inps, in cui prova a capire che fine farà la pensione della madre appena scomparsa. Tutti si accordano e cominciano a muoversi in una periferia che sa di riscatto ma anche di rassegnazione; di soggettiva onestà e di tentativi disperati di arrangiarsi alle spalle di qualcun altro.
Il primo film di
Marco Bocci funziona, i personaggi odorano di vero come gli ambienti in cui si trovano. Tutto va storto, ma è più un modo di pensare a cui la sorte li ha abituati in decenni di stenti che una situazione oggettiva. Certo non è facile miscelare le giuste dosi di realismo e di finzione per rendere tutto credibile, ma "
A Tor bella Monaca non Piove mai " sembra avvicinarsi alla ricetta definitiva.
La parola d’ordine è “svoltare”, catturare qualcosa che ci cambia definitivamente la vita, sia avere un locale da affittare, sia rapinare dei cinesi pieni di grana. Ma, in ogni caso, le cose non vanno mai come dovrebbero ed è lì che si crea il cinema, che parte la scintilla di una storia, che si veicola l’imprevedibilità capace di bloccare lo spettatore.
La periferia romana, se raccontata con cognizione, rimane un ottimo luogo per ambientare un film, un posto ricco di personaggi disgraziati, di sogni che non si avverano, di vite che malgrado lo scorrere dei decenni sono ancora violente come quelle raccontate dai grandi della letteratura e del cinema sin dal dopoguerra.
25/11/2019, 12:11
Stefano Amadio