HOUSE OF GUCCI - Il Successo italiano visto da fuori
È trash, è lento, fa macchietta degli italiani… no "
House of Gucci" è un bel film.
Ridley Scott, che non è stupido ed è un grande regista, ha imparato la lezione del suo precedente lavoro ambientato in Italia nello stesso periodo (Tutti i Soldi del Mondo), ascoltando le critiche sulla messa in scena macchiettista dei personaggi e di un’Italia tra cartolina e ricordi di emigrati. Questo film parla della famiglia Gucci, dai fasti alla polvere, concludendo con l’omicidio di Maurizio, ormai unico elemento di famiglia nell’azienda, commissionato dalla moglie ed eseguito da due delinquenti comuni.
Di "
House of Gucci" regge anche il linguaggio. Gli interpreti sono americani, tranne alcuni secondari, e la lingua parlata non è quella dei Gucci ma è un inglese con un lieve accento “broccolino” condito qua e là con parole italiane; qualcuno potrebbe storcere la bocca ma, riflettendo, non abbiamo noi stessi messo in scena centinaia di western con cowboy del tuscolano che parlavano in italiano? E c’è da aggiungere che l’Italia non è mercato di riferimento per il cinema, in primis il botteghino, e dunque scegliere questo inglese imbastrardito, gradevole e funzionale alle orecchie degli spettatori anglofoni, come lingua di riferimento è una scelta indovinata e sacrosanta.
E poi, grazie a questo, attori come
Al Pacino e Jared Leto diventano dei mostri calamita capaci di attirare l’attenzione in ogni inquadratura siano presenti. In testa al cast loro due, padre e figlio di una metà della dinastia.
Pacino è Aldo, grande creatore del successo internazionale del marchio,
Leto è il figlio scapestrato e pasticcione, ma simpatico, capace di incasinare tutta la situazione con i suoi egoismi.
Lady Gaga è perfetta nel personaggio della Reggiani (moglie di Maurizio e mandante del suo omicidio); volgare ma non troppo, furba ma mai abbastanza preparata per affrontare un mondo più grande e complesso di lei.
Adam Driver cresce con il tempo, come il personaggio, e se all’inizio appare inadeguato è nel finale che il suo Maurizio prende al meglio corpo e anima.
Anche
Salma Hayek (la veggente Pina Auriemma) e
Jeremy Irons, l’elegante padre di Maurizio, Rodolfo Gucci (se ci fosse stato De Niro... ah, se ci fosse stato De Niro) fanno il loro compito con bravura, rimanendo credibili e misurati.
Forse 157 minuti sono tanti, qualche momento di stanca c’è come alcune scene superflue, ma nel complesso il film diretto
Ridley Scott merita assolutamente di essere uno dei film natalizi di riferimento.
02/12/2021, 11:24
Stefano Amadio