BERLINALE 75 - "Canone Effimero": alla ricerca dei suoni perduti
Un ritorno felice al documentario per i fratelli De Serio con
Canone Effimero. Un film classico, siamo sicuramente nel cinema del reale che piace anche all'estero, vista la partecipazione alla
Berlinale nella sezione
Forum. La scelta del formato 1:1 già spiazza e porta questo documentario verso un mascherino che abbiamo dimenticato, noi spettatori troppo abituati alla velocità visiva social del verticale e allo standard 16:9 della tv contemporanea.
Le riprese di questa "esperienza cinema" sono quasi sempre centrali come in una icona, siamo dentro la sacra rappresentazione dell'effimero, nel racconto del suono perduto e nella ricerca di tradizioni ormai sepolte negli archivi audiovisivi del Bel Paese che fu'. I vivi e i morti sembrano stare sullo stesso piano di esistenza, in questo caso lo schermo. I De Serio sono bravi a rievocare i fantasmi di un remoto che abbiamo a portata di mano ma che non siamo in grado più di apprezzare. Analitici nella camera e nel montaggio, ma senza ricorrere troppo al materiale di archivio, considerato forse inattuale per la loro ricerca. I due cineasti si gettano dunque nella ricerca romantica e disperatissima di un' Italia che rischia di scomparire del tutto. Pasolini lo aveva predetto nei suoi scritti e ora ci siamo quasi, alle soglie di quel fatidico ingresso in un mondo totalmente consumistico, privo del sacro, schiavo del profano, se osservato da un punto di vista piccolo borghese. In una delle scene finali del documentario, forse la più interessante, la neve viene ripresa e montata al contrario. Vengono in mente delle scene mistiche dei film di Andrej Tarkovskij, altro nume tutelare dei post mistici del radicalismo chic cinematografico, nel quale la cinepresa diventa il ponte tra il mondo degli spiriti e la realtà di noi umani, spettatori seduti in sala.
Il film può essere accostato sicuramente alle ricerche di De Martino e di Lomax sui riti e le musiche del sud, nel film dei De Serio manca purtroppo la voglia di sperimentare, di rischiare nella forma e nella regia che rimangono nel solco della tradizione del cinema documentaristico italiano. Belli e suggestivi i titoli che introducono i vari capitoli delle interviste.
20/02/2025, 12:40