Note di regia di "Dīātriba"
Nel tentativo di constatare lo stato di salute dellamore ai tempi della sua riproducibilitā tecnica, DĪĀTRIBA esplora la desolante distanza tra la perfezione tecnologica e l'imperfezione organica dei sentimenti. Tramite un linguaggio grottesco, il film indaga il vuoto esistenziale che puō derivare dalla ricerca di una soluzione artificiale a un dolore autentico. La protagonista č una figura inconfessabilmente lacerata dalla perdita. In un gesto disperato, ordina un clone AI del suo ex fidanzato, un tentativo di riempire il vuoto lasciato dal suo amore perduto. Questo atto, apparentemente razionale e pratico, si rivela presto futile. Il clone, puro esecutore di ordini e privo dellessenziale dialettica che distingue un essere umano da un soprammobile, quell'interazione conflittuale eppur necessaria all'evoluzione sentimentale, si presenta come una simulazione spettrale del sentimento compianto. L'obiettivo del corto non č quello di muovere una sterile e moralistica critica alla tecnologia nella sua totalitā ma di esplorare il profondo bisogno umano di un autentico confronto ormai appannaggio di un mondo perduto, di quello scontro che genera conoscenza e crescita. Ogni discussione, ogni litigio (a meno che non sia mera, distruttiva e compiaciuta manifestazione di egoismo) č un passaggio fondamentale nell'esperienza umana. L'assenza di questo conflitto, dellarte del dialogo e della maieutica, crea un vuoto emotivo che il film sottolinea tramite la perfetta ma algida esecuzione delle richieste della protagonista. La "diatriba", inevitabile nel processo di crescita individuale e relazionale, rappresenta un'occasione di conoscenza di noi stessi e degli altri, ed il film vuole interrogarsi sul costo di sostituire l'emozione con la sintesi, mostrando come una sostituzione digitale possa non essere mai un valido sostituto dell'esperienza reale, umana e splendida dacché profondamente imperfetta.
Enrico Iannaccone"