COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI - Cremona: "Ascoltiamo l'allarme"
Riccardo Cremona e Matteo Keffer sono i registi di "
Come se non ci fosse un domani", film documentario che racconta le azioni, le discussioni, i dubbi e le speranze del movimento di
Ultima Generazione, un gruppo di attivisti impegnati da anni in una campagna di disobbedienza civile non violenta. Dopo l'anteprima alla Festa del Cinema di Roma, il doc è ora in tour per l'Italia: ne abbiamo parlato con Cremona.
Come avete scelto di lavorare insieme su questo progetto?
Io e Matteo ci siamo trovati in un'esperienza molto importante, lavoravamo entrambi al programma "Nemo - Nessuno escluso", andato in onda sulla Rai dal 2016 al 2018. Era un esperimento abbastanza significativo, un tentativo di portare un linguaggio documentaristico nuovo sulla tv pubblica. In molti ci siamo formati lì.
Poi ci siamo ritrovati su vari progetti, spesso in Rai, e in particolare nella trasmissione "Che c'è di nuovo" di Ilaria D'Amico, andata in onda tra il 2022 e il 2023. Qui abbiamo scoperto Chloe: fu la prima trasmissione a ospitarla, lei è poi diventata una delle protagoniste del nostro film. Girammo un servizio su di lei per presentarla in trasmssione, e abbiamo capito che quella era una storia enorme, abbiamo capito che volevamo approfondirla.
E lo avete fatto.
Ci era palese che servisse approfondire, questa storia conteneva tutto: la più grande crisi della storia dell'umanità, che paradossalmente veniva e viene totalmente sottovalutata, lo scontro generazionale, il dissenso... chi erano queste persone? La stampa li trattava in modo superficiale, con alcune lodevoli eccezioni, certo, ma spesso rimproverandoli e dicendo loro che non si protesta così, etc... Loro semplicemente dicevano no alla situazione che stiamo vivendo, in modo determinato e responsabile, una cosa che da almeno quarant'anni non si faceva in Italia. Quel gesto, il loro gesto, voleva incidere nel dibattito pubblico: è disobbedienza civile, loro subiscono multe salatissime e conseguenze devastanti per i loro atti, il loro futuro è pregiudicato.
Nel documentario li raccontate con molta onestà, senza farne dei santini.
Non serviva farne un'agiografia, non serve a niente. Il nostro lavoro punta a raccontare storie, senza prendere una posizione chiara: è lo spettatore che poi deve farsi domande oneste su quel che vede. Loro sbagliano anche tantissimo, sono persone normali, ma hanno capito che non è più tempo di fare finta di niente, fanno il tentativo consapevole di parlarne.
Avete collaborato con loro nella costruzione del racconto?
Come tutti i documentari è stato un viaggio lunghissimo, nelle nostre teste è partito in un modo ed è arrivato in un altro. Siamo partiti sapendone poco di loro e di quello di cui parlavano: loro non sono stati attivi nella costruzione della storia ma sono stati decisivi per la riuscita. Il nostro è un lavoro che ti mette in relazione con la storia e questo determina dove vai, segui quello che succede, stringi relazioni...
Ammetto che in loro non pensavo di trovare questa qualità umana, sono persone stupende, c'è un tale livello di apertura, responsabilità, rispetto e intelligenza! Pensavo fossero più radicali, rigide e spigolose, invece provano solo a dire che un modello diverso è possibile, provano a immaginarlo e ciò è fondamentale.
Come stanno vivendo il momento attuale?
La crisi climatica per la politica ora non è più una priorità, ma bisognerebbe avere la calma e la lucidità di ricordarsi che lo è sempre, anche se Trump fa cose senza senso... spero ci si ricordi che è il problema.
Ultima Generazione ora sta ricominciando a muoversi: negli ultimi mesi stanno facendo azioni legate al costo del cibo, che è una delle principali conseguenze della crisi climatica. Forse parlare alle tasche della gente potrebbe essere una mossa intelligente.
Come sta reagendo il pubblico?
Il film sta girando abbastanza, ora abbiamo una nuova serie di proiezioni. Le persone rispondono bene, soprattutto i giovani che - ahiloro - sono le più interessate al problema. Il film arriva e spero metta voglia di parlare del problema guardandoci in faccia: fa paura, è un problema complesso e tendiamo a metterlo da parte, c'è la sensazione che non ci sia nulla da fare. Invece no, loro sono un pezzo di una costellazione di persone che si dà da fare, che lavora tutti i giorni in quella direzione. Manca una rete unica che metta queste energie insieme, in Italia, ma ci sono tante piccole realtà molto belle. Cosa possiamo fare noi persone qualunque? Intanto cambiare banca e fornitore di energia!
La transizione energetica se fatta bene conviene, ha costi inferiori, ma manca una vera volontà politica. Il rischio è che andando avanti così qualcuno possa cercare strade più pericolose per farsi ascoltare, ma l'obiettivo del documentario è quello di non rassegnarsi, è importante dire che ci sono tante persone che fanno tanto e che un futuro è possibile.
21/03/2025, 18:35