BIF&ST 16 - L'INFINITO, Umberto Contarello si racconta
“Siamo invecchiati, e con noi i film che ci piacciono”, una frase che rende appieno lo spirito de “
L’Infinito”, esordio alla regia dello sceneggiatore
Umberto Contarello, che lo ha scritto insieme a Paolo Sorrentino, con il quale ha sceneggiato negli anni titoli come “This Must Be the Place”, “Loro” e il premio Oscar “La grande bellezza”. Era arrivato il momento per Contarello di mettersi a nudo in un film che lo vede anche protagonista, e nel quale fa emergere tutti quegli elementi che hanno caratterizzato i film che ha contribuito a scrivere. Surreale, comico, delicato, poetico, “L’Infinito” racconta le vicende di uno sceneggiatore in crisi, Umberto, che ha vissuto una vita dissoluta, sperperato i suoi guadagni, ferito le persone care, e che non avendo niente da dare ha compensato con le parole, con le storie. Aggrappato ai successi del passato, cercando di riprendere in mano la sua vita, tenta insieme a una sceneggiatrice di scrivere un nuovo film, cercando di trovare il giusto turning point per questa nuova storia, e soprattutto nella sua vita.
“Dopo tanti anni in cui uno fa lo sceneggiatore mi ero dissociato, quindi ho dato al personaggio alcune mie caratteristiche, tra le quali il mio odio per le scale e l’amore viscerale per gli ascensori”, ha raccontato Contarello a Bari, ospite del Bif&st 2025, con la sua ironia surreale. In collegamento Paolo Sorrentino, che è stato il primo a spingere l’amico a mettersi in gioco e girare il suo primo film: “In una delle telefonate in cui aveva deciso che il mondo ce l’avesse con lui ho pensato che poteva fare questo piccolo film sulla condizione che stava vivendo”, ha spiegato il regista premio Oscar, “l’ispirazione è Kaurismaki e Jarmusch, ovviamente con il massimo rispetto”.
Un personaggio, il protagonista de “L’Infinito”, a suo modo infantile, come ha dichiarato Sorrentino: “Non mi sorprende che il personaggio sia infantile, sarebbe stato avvilente uno sceneggiatore con un rapporto impiegatizio con la scrittura, ma nella realtà ne esistono molti. Noi due ci siamo sempre fatti molto ridere reciprocamente, qualcosa che confina con lo stupore tipico dell’infanzia”.
Contarello aveva come suggestione “un tipo con un cappotto che non sa dove andare”, e nel film Umberto spesso si ritrova a vagare per una Roma in bianco e nero con un lungo mantello nero, tra un gin tonic, un incontro non sempre edificante con la figlia Elena, e gli scambi con il suo domestico che vorrebbe comprare un servizio di tazze economiche da Conad e risparmiare quello buono, ma Umberto si ostina ancora a vivere nel passato, nel lusso, quando il presente è in decadenza, come il palazzo in cui abita, eco di una dolce vita ormai lontana. È difficile non scorgere in questo film le influenze del cinema sorrentiniano di cui fa ovviamente parte Contarello, come nell’“ossessione” per una giovane suora che ogni mattina osserva dal suo terrazzo pulire i vetri di una finestra, o le battute e i dialoghi destinati a diventare degli aforismi: “Hai paura di morire?”, “No, di sopravvivere”.
“Volendo fare un film piccolo siamo riusciti a costruire questo senso di un vuoto che ha però una sua densità”, ha spiegato Contarello, che mette in scena la noia, l’avvilimento, il tentativo di recuperare terreno con gli affetti, anche se oramai si è vecchi e stanchi, se anche il cinema che abbiamo amato sembra finito.
Nel cast del film figurano Eric Claire, Carolina Sala, Margherita Rebeggiani, Lea Gramsdorff, Stefania Barca, Alessandro Pacioni, Tahnee Rodriguez, Lena Guerre, con Bruno Cariello, con la partecipazione di Manuela Mandracchia, Tony Laudadio, Antonio Piovanelli e con l’amichevole partecipazione di Dario Cantarelli. La fotografia è a firma di Daria D’Antonio, il montaggio di Federica Forces, le musiche originali di Danilo Rea, la scenografia di Erika Aversa, i costumi di Olivia Bellini.
27/03/2025, 12:26
Caterina Sabato