Sinossi *: La visione di un paesaggio è improvvisamente interrotta dal passaggio di un treno, che entra nell'inquadratura. Oscura la vista, copre il suono della natura. I treni, ce l’insegna anche la storia del cinema, rappresentano una fascinazione tecnologica, un’attrazione industriale, ma sono anche il simbolo di un progresso disinteressato al mondo e all’uomo (si pensi al mito fondativo del vecchio West), teso alla merce, al valore economico e non a quello morale. Allo stesso modo Ramiro, giovane musicista al debutto, è sopraffatto dalla macchina produttiva che lo seduce, ma che lo agita, lo spaventa, perché omologa e svende.
L'intero film è basato, sin dal dispositivo che mette in gioco, sul conflitto tra necessità e libertà, tra imposizione e arbitrio: è stato progettato secondo le modalità tipiche dell'arte concettuale, come se fosse un disegno di Sol LeWitt. C’è un’idea. E ci sono le istruzioni per metterla in forma. A chiunque abbia preso parte al film (dagli attori sino a chi ha curato la post-produzione) sono state date regole da interpretare ed eseguire secondo la propria esperienza e il proprio punto di vista, e i limiti entro cui muoversi.