Sudestival 2025


Sinossi *:
Paul a Mayerling, un ritratto è il racconto, personale e corale, di un'esistenza indissolubilmente legata al cinema.
A metà degli anni Duemila, il caso mi porta ad incontrare Paul Vecchiali online. Da quel momento nasce un rapporto segnato da un confronto vivacissimo e stimolante sul cinema e sulla vita. Nel 2009 gli chiedo di poter girare il backstage del suo prossimo film. E’ così che ha inizio la lunga elaborazione di Paul a Mayerling. A lungo e passo dopo passo, il progetto raggiunge il suo compimento nel 2025, con l’aiuto di tanti amici che, come in una staffetta, hanno contribuito alla realizzazione di questo film.
Mayerling, è il titolo del film di Anatole Litvak del 1936, interpretato da Danielle Darrieux, che ha segnato il suo destino di cineasta. Mayerling è anche il nome della casa nel sud della Francia in cui ha vissuto e realizzato i suoi ultimi film. Ho avuto la possibilità di sottoporgli il mio lavoro, a distanza di tredici anni dall’inizio delle mie riprese, così Paul ha potuto osservare Paul, come in uno specchio del tempo.
Paul Vecchiali e la sua casa, Villa Mayerling. Un cineasta indipendente, inclassificabile, stridente, provocatore, toccante. La sua casa trasformata in set, fabbrica del cinema, abitazione, hotel, studio. Settantanove anni all'inizio delle riprese e tanti film, telefilm, documentari, libri e progetti alle spalle. Successi e insuccessi di un cinema che è sempre stato altro rispetto al contesto comune, pensato “per invadere piuttosto che per evadere”.
"Per me, oggi c'è un gran senso di colpa. Un senso di colpa per essere vecchio ed essere ancora attivo”. E’ Paul che lo dice all'inizio della sua intervista, all'inizio del percorso che traccia il suo ritratto suddiviso in tanti capitoli. Siamo alla vigilia delle riprese di un suo film. Uno dei suoi film che ha come soggetto il luogo in cui vive, la sua casa, ogni volta trasfigurata, anche se per nulla cambiata. Ambiente, soggetto, in cui tante storie si intrecciano.
“Per me il quotidiano non è un problema, solo che è oberato da questo bisogno di far esistere l'immaginario che ho costantemente in movimento nella testa. Costantemente, costantemente. Credo che morirei se non lasciassi parlare il mio immaginario."
E i personaggi si sommano, si accavallano, a loro volta raccontano storie, si intrecciano, lasciando la loro memoria fra le stesse mura in cui sono stati generati. Tredici anni dopo, Paul osserva sé stesso e i suoi collaboratori che lo raccontano, integra parti mancanti, si commuove, dà ulteriori spiegazioni. Con la stessa passione di un tempo racconta il suo cinema. Un'idea di cinema, di estetica, di relazione e responsabilità con l’arte e la vita.



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