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Una Passione Libera. In Forma di Autobiografia" di Tinto Brass, Caterina Varzi, 256 pp, Marsilio, 2021 Su Tinto Brass circolano tanti falsi miti. Questa autobiografia si ripropone di sfatarli, per consegnare ai «posteriori» un ritratto intimo, una confessione schietta e irriverente che rimette alla loro «ardua sentenza» l’anima, il pensiero, la vita tutta dell’uomo e del regista. L’occasione per farlo viene dal recupero della memoria perduta, dal ricordo del passato che, grazie all’amorevole aiuto della moglie Caterina, musa e compagna, rivive nelle parole appassionate del «re dell’eros», salvate dall’oblio a cui la malattia ha rischiato di condannarle... (continua). Nato a Milano ma profondamente legato a Venezia, città che gli è «madre, moglie e amante», ha fin da piccolo un’indole ribelle. Insofferente a ogni forma di autorità, ben presto rompe con la famiglia, che lo considera un giovane scapestrato e libertino, un viveur che ama dare scandalo. Affacciatosi all’universo cinematografico come proiezionista e assistente al montaggio alla Cinémathèque française di Parigi, di ritorno in Italia entra a gamba tesa nel mondo della regia con Chi lavora è perduto, l’opera d’esordio che segnerà l’inizio delle battaglie contro i critici e la censura. A chi nei suoi film «non vede altro che culi», il «nipotino di Orson Welles» replica con sillogismi aristotelici e decaloghi etico- filosofici, difendendo la sua produzione erotica a suon di stoccate al perbenismo borghese e ai tabù di una società ipocrita e ottusamente bigotta. Forte dell’appoggio di giganti come Rossellini, Fellini e Pasolini, porta in scena una critica politica e sociale che, dal primo all’ultimo film – dai più militanti a quelli accusati di essere «frivoli e superficiali» –, esprime una sete inestinguibile di libertà. prezzo di copertina: 9,90 € Questo risulta fuori catalogo