Gino Agostini (1920-2007) era un uomo d’altri tempi, oggi si direbbe proprio così. Di quelle persone che nella vita si sono spese in così tante attività, che viene da chiedersi come abbiano fatto. L’intraprendenza e, di sicuro, una grande passione sono le doti che maggiormente l’hanno portato a vivere il cinema così a fondo, davvero a trecentosessanta gradi.
Dopo la guerra e la militanza partigiana, Agostini prese in gestione il teatro Rossini di Lugo, la sua città, dove venivano messe in scena le grandi opere, m...visualizza tuttoma si proiettavano anche tanti film; poco dopo si spostò a Bologna alla testa del CREEC (il consorzio che tuttora lavora alla programmazione del cinema nella regione) dove conobbe Egidio Errani, suo socio di tante avventure future.
Il resto prese il via un po’ tutto da lì, ed è riduttivo riassumere in poche righe ciò che significò per lui e per il cinema italiano, la fondazione, a partire dagli anni Sessanta, del Cidif (consorzio italiano distributori indipendenti). Dividendosi tra Bologna e Roma, Agostini entrò da allora a far parte attiva dell’industria del cinema, nelle vesti sia di distributore che talvolta di produttore, ma con un occhio sempre attento all’operato regionale degli esercenti.
Proprio l’esercizio diretto, fu un’ulteriore sfida, quando nei primi anni Ottanta decise con Errani di rilevare il cinema Odeon, locale a luci rosse, per trasformarlo sulla scia europea, in una delle prime multisale italiane; il risultato è sotto gli occhi di tutti, l’Odeon è diventato uno dei locali più prestigiosi di Bologna, contribuendo anche alla riqualificazione del proprio quartiere.
La tutela degli esercizi, strumento di diffusione del cinema sul territorio e per il territorio, ecco un’altra missione nella quale credette profondamente, avallando da subito l’operazione Circuito Cinema e spendendosi fino agli ultimi giorni nella presidenza dell’Agis.
Uomo di concertazione, dunque, ma non soltanto, anche una persona amante dei rapporti diretti, della concretezza e della risata; basti pensare a come, con buona dose d’autoironia, vestì i panni d’attore in Una bella grinta e I fuorilegge del matrimonio, per non parlare del suo spirito pratico, quando brevettò, anche con un discreto successo commerciale, speciali contenitori di plastica per le pellicole.
Da ricordare anche il grande senso conservativo, grazie al quale la Cineteca di Bologna ha avuto in donazione molte copie di pellicole destinate al macero; e il Fondo di sceneggiature, dal quale emerge con più chiarezza quella che fu la preziosa attività che il Cidif di Agostini portò avanti.
Dalla scoperta di autori meno ortodossi come Nanni Moretti, alla fiducia più volte riposta nelle idee dei fratelli Taviani; dall’interesse garantito ai difficili film di lotta partigiana (L’Agnese va a morire, Corbari, I sette fratelli Cervi), a quelli di carattere più commerciale o spiccatamente regionale (Carcerato, Giuramento), senza il successo dei quali i progetti più impegnati non avrebbero, forse, mai avuto circolazione.