Sinossi *: Un film documentario che racconta attraverso le testimonianze dei protagonisti le sofferenze e le violenze subite negli anni dal potente esercito birmano. L’identità nazionale e religiosa è alla base dei conflitti più o meno lontani nel tempo, ma ora il conflitto e la guerra viaggiano sul filo sottile del potere economico e politico.
Il riso in questo sistema dì violenze e terrore è il comune denominatore che gioca il suo ruolo fondamentale: risorsa alimentare e merce di scambio.
Gli interessi nazionali e stranieri in questo sistema si intrecciano pericolosamente creando diseguaglianze e soprusi.
Il documentario, grazie alla ONLUS italiana MOSES (nata nel marzo 2005 per realizzare progetti di solidarietà e cooperazione internazionale) ci porta a est della Birmania nel villaggio profughi del popolo Karen, che da anni sta combattendo la su guerra per l’indipendenza. Si entra nella scuola, nelle case fatte con il bamboo e nei piccoli appezzamenti coltivati a riso sottratti alle mine antiuomo.
Si passa da Yangoon nella ex capitale per arrivare poi nello stato del Rakhine a Sittwe nell’estremo ovest al confine con il Bangladesh, zona di grande coltivazioni di riso. In questi villaggi a maggioranza birmana si respira la paura e l’immobilità dei suoi leader per il genocidio in atto contro il popolo Rohingya.
Il governo birmano ricava dalla coltivazione del riso milioni di dollari che non vengono reinvestiti sui proprio territori ma usati per foraggiare le casse dell’esercito.