Sinossi *: È lo stesso Roberto Rossellini ad aprire la monografia a lui dedicata. Racconta di aver cominciato ad occuparsi di cinema nel 1933. Passando dai documentari alle sceneggiature, ad un certo punto ha sentito il desiderio di “fare un po’ di pasticci giocando con la macchina da presa”. Si sposa poi con Marcella De Marchis, la quale dichiara che il matrimonio durò poco. Da quell’unione nasce Renzo Rossellini e proprio in quel periodo Roberto Rossellini dimostra al mondo di essere un ottimo regista.
Nel 1945, grazie a “Roma città aperta”, inizia una nuova epoca per il cinema italiano ed internazionale. Rossellini fu il primo regista ad uscire dagli studi di prosa per girare nella strada. Era nato il Neorealismo e quel periodo per il regista fu il più bello della sua vita. Nel 1946 Rossellini gira il film “Paisà”. Il set del film fu a Maiori, sulla costiera amalfitana, e moti attori furono presi dalla strada. Rossellini aveva l’abitudine di non seguire una sceneggiatura fissa; la cambiava spesso e alcune volte la costruiva ex-novo durante le riprese. Questo non lo faceva amare molto dagli attori. Adriano Aprà, critico cinematografico, dichiara che per Rossellini fare un film equivaleva ad andare ad una gita. Rossellini odiava essere definito come l’uomo che ha scoperto il Neorealismo. Era un uomo molto proiettato verso il futuro e odiava anche parlare dei film del passato: si annoiava, li trovava brutti.
Fu a questo punto della sua vita che la stampa rosa comincia ad interessarsi della sua vita: è in questo periodo che infatti lascia Anna Magnani ed inizia una nuova relazione con Ingrid Bergman. Tra i due nasce una intensa storia d’amore e da questa unione nasce Isabella Rossellini.
Nel 1952 dirige “Europa 51”, con Ingrid Bergman come protagonista.
L’anno successivo dirige “Viaggio in Italia” e la Bergman è ancora l’attrice protagonista. Quello che egli volle da questo film fu cercare di scardinare la concezione anglosassone dell’Italia che veniva vista come una sorta di giardino zoologico. Affronta il problema della separazione e della conseguente solitudine di una coppia durante un viaggio in Italia. Renzo Rossellini sottolinea che il padre non fu mai apprezzato dalla critica italiana, che egli considera come la peggiore a livello mondiale.
Rossellini ha sempre avuto un rapporto molto positivo con la televisione. Il regista afferma: “la televisione mi offre la possibilità di fare quello che io voglio. Il cinema è molto più condizionato dalle ragioni commerciali, che non la televisione”.
Rossellini realizza prima “La storia del ferro”, un documentario molto didattico che dimostra la sua voglia di trasmettere informazioni e di insegnare alla gente. Ettore Bernabei, ex Direttore della RAI, racconta di come, quando la RAI propose a vari registi di realizzare qualche lavoro per la televisione, l’unico che rispose subito fu proprio Roberto Rossellini. Gli altri quasi si vergognavano e sottovalutavano molto il mezzo televisivo.
Nel 1966 è per la televisione che Rossellini realizza “La presa del potere di Luigi XIV”. A tale proposito egli dichiara di sentire il bisogno di rinnovarsi di fare altre cose.
Nel 1973 Rossellini trascorre un periodo di insegnamento presso l’Università di Boston nel Massachusetts.
Nel 1975 dirige “Il Messia”, il suo ultimo film.
Il regista Francesco Rosi offre la suo testimonianza sul Rossellini uomo e regista. “Rossellini era voler mostrare, non dimostrare; Rossellini era la moralità.”