Sinossi *:
Milano è un mosaico geometrico, come una tavola del fumettista Paolo Bacilieri, bravo a restituire quanto sia incisivo ancora oggi, lo sguardo di Scerbanenco su Milano. Ben inquadrata anche da fotografi dall’occhio lungo, e dall’anima profonda, come Uliano Lucas e Maria Vittoria Backhaus, che hanno visto la città più europea d’Italia cambiare pelle così in fretta e così spesso da smarrirsi. Una città che si lascia raccontare da comici di tre generazioni diverse, come Cochi Ponzoni, Paolo Rossi e Luca Ravenna, capaci di aprire gli occhi sulle miserie e sulle grandezze della milanesità, senza smarrire il gusto di ridere, di sé stessi e della vita. O cantata da musicisti veri come Ricky Gianco, che sanno ancora sciogliere l’amarezza in un sorriso, con voce nuda e chitarra acustica.
A proposito di musica e di intrecci generazionali, in piazza Buonarroti troneggia ancora la grande opera postuma di Giuseppe Verdi. Dimora in cui musicisti di lunghissimo corso vanno a riposare, non smettendo di trasmettere la propria esperienza a giovanissimi colleghi, ospiti della stessa struttura.
Anche il fumettista Sergio Gerasi cerca un dialogo con le generazioni precedenti, riversando il suo spaesamento da quarantenne nelle sue tavole. E racconta il mutamento cromatico della città. Nella sua Milano immaginaria, eppure autentica, addolcisce il brutalismo della Torre Velasca con una ricollocazione marina e cattura nel suo pennino il più inquieto dei fantasmi cittadini, il Manzoni senza Provvidenza.
Piero, invece, è un habitué del mitico Bar Giamaica e ha fatto in tempo ad intuire che le persone in carne ed ossa possono essere viste come sculture viventi: forse l’opera più interessante, da osservare ed ascoltare.
Ci sono anche i luoghi “magici”. Posti come la copisteria di Lambrate, capace di trasformarsi all’occorrenza in una galleria d’arte per giovani promettenti e per ospitare le opere del suo proprietario, Adriano Pasquali. Volti di un’altra epoca, manipolati e sottratti all’oblio. Figure scovate nella penombra milanese e nella controstoria cittadina, come i personaggi di Hurricane Ivan, fumettista underground.
Un altro luogo atipico è la palestra di boxe della periferia di Via Padova, ideata e gestita da un giovane pugile filosofo ispirandosi ad un ginnasio greco. Un luogo in cui convivono sacchi da colpire e libri da leggere, allenamenti all’ultimo respiro e concerti jazz. Una coesistenza tra mondi diversi, che aspira a diventare esempio di vita, senza un filo di retorica. A due passi dalla palestra c’è il Parco Trotter, affollato dagli alunni della Casa del sole. Scuola nata come utopia un secolo fa, perché i figli degli operai potessero vivere e apprendere all’aria aperta, lontano dalle malsane case della periferia. Dopo varie trasformazioni, oggi è ancora l’esempio di una didattica all’avanguardia, di un mondo possibile, vitale e multietnico.