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L'ACCABADORA - L'eutanasia tra amore, guerra e storiaSinossi *: Cagliari negli anni ’40 è già una grande città per chi giunge da un piccolo villaggio. Annetta vi arriva nei giorni in cui l’Italia sta entrando in guerra e gli Alleati iniziano a bombardarla. È una donna di circa trentacinque anni, sempre vestita di nero, solitaria e silenziosa, d’una bellezza di pietra tipica delle zone più arse della Sardegna.
A Cagliari nessuno sa nulla di questa donna che sembra custodire nel suo passato un terribile segreto. Dice di essere in cerca della nipote Tecla e trova lavoro e alloggio presso una famiglia altolocata che le lascia in custodia una grande villa e abbandona la città per sfuggire alla guerra.
Proprio durante un bombardamento, nella concitazione della fuga verso il rifugio, Annetta intravede Tecla uscire dal portone di un palazzo. Vi si reca il giorno successivo e la trova: Tecla è giovane e molto bella, e quel posto è una casa di tolleranza. Annetta le offre aiuto, ma la ragazza sembra preferire quella vita umiliante piuttosto che accettare qualcosa da lei. La frattura tra loro sembra incolmabile e risiede nel passato di Annetta. È un passato fatto di solitudine, dolore e morte, un passato che Annetta vorrebbe lasciarsi alle spalle ma che l’incontro con Tecla la porta a rivivere.
Annetta infatti viveva in un piccolo paese della Sardegna rurale. Trascorreva le sue lunghe giornate da sola, tingendo i tessuti di orbace e aspettando che qualcuno venisse a bussare alla sua porta per richiedere i suoi servigi. Non incontrava mai nessuno, tutti al villaggio sfuggivano al suo passaggio: la rispettavano, avevano bisogno di lei, ma non la amavano.
Perché lei, per tutti, era l’Accabadora, colei che dà la “buona morte” ai moribondi che la richiedano.
La sua esistenza era motivata unicamente da quel ruolo tramandatole un tempo dalla madre.
Ma qualcosa d’imprevisto cambia la sua vita: Annetta viene chiamata a dare la morte a sua sorella Benedetta, la madre di Tecla. Tecla non lo sa e ora che è rimasta orfana ha bisogno di lei. Annetta la respinge duramente, sapendo di non potersi permettere quell’affetto. Infatti, quando Tecla viene a sapere chi sia veramente l’amata zia, fugge a Cagliari.
Annetta la segue per riportarla con sé, ma giunta in città, ormai sgravata dell’antico ruolo, scopre pian piano di essere anche lei una donna capace di avere curiosità per la vita, di vivere il sentimento dell’amicizia e provare attrazione per gli uomini. Si innamora infatti di un giovane medico straniero.
Ma la guerra e i bombardamenti incombono e il dolore e la morte si riaffacciano prepotentemente nella sua vita. La donna, insieme al giovane medico deve prendersi cura di Tecla rimasta seriamente ferita a seguito di un’ennesima incursione aerea. Ora Annetta si trova davanti a una scelta radicale: riprendere i suoi antichi abiti di Accabadora, o concedersi di vivere la vita sperimentandone le possibilità?
È proprio quest’ultima la soluzione che infine sceglierà, con la maturità di una donna finalmente pacificata e affrancata da un destino che pareva ineluttabile.