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Langhe Doc - Storie di Eretici nell’Italia dei Capannoni


Regia: Paolo Casalis
Anno di produzione: 2011
Durata: 52’
Tipologia: documentario
Genere: sociale
Paese: Italia
Produzione: Stuffilm Creativeye, Produzioni Fuorifuoco
Distributore: n.d.
Data di uscita:
Formato di ripresa: HDV
Post Produzione: Stuffilm Creativeye A.P.S.
Formato di proiezione: MiniDV, BETA, colore
Titolo originale: Langhe Doc - Storie di Eretici nell’Italia dei Capannoni
Altri titoli: Langhe Doc. Stories of Heretics in the Italy of Warehouses

Recensioni di :
- Speciale Piemonte Movie gLocal Film Festival 2011 - "Langhe Doc", storie di eretici nell'Italia dei capannoni

Sinossi: Un pastore, un produttore di pasta artigianale, una produttrice di vino.
Tre personaggi, tre eretici perchč pensano e agiscono in modo diverso, tre storie per raccontare un unico territorio, le Langhe, e le sue trasformazioni.
Sullo sfondo, il degrado del nostro Paese, l' Italia dei capannoni, secondo la definizione data nel film da Giorgio Bocca.
Quelle di Maria Teresa Mascarello, Silvio Pistone e Mauro Musso sono storie di chi ha intravisto un futuro che non gli piaceva e lo ha rifiutato.
Piccole sfide in cui tuttavia č possibile intravedere una dimensione ben piů ampia. Sfide ancora aperte, non ancora del tutto vinte e che forse non lo saranno mai: loro si muovono in una direzione, il mondo in un'altra, del tutto opposta.

Sito Web: http://www.langhedoc.it

Ambientazione: Langhe (CN)

"Langhe Doc - Storie di Eretici nell’Italia dei Capannoni" č stato sostenuto da:
Regione Piemonte
Film Commission Torino Piemonte
Comune di Torino


Note:
Le Langhe sono un’area del Piemonte situata a cavallo tra le province di Cuneo e di Asti, un insieme di colline talvolta affilate e boscose, talvolta dolci e intensamente coltivate. Storicamente territorio agricolo e boschivo, a livello geografico si distinguono in Alta e Bassa Langa, ma sono anche individuate per i pregiati prodotti che le caratterizzano: Langa del Barolo, del Barbaresco, dell’Asti, della nocciola. Il paesaggio dell’Alta Langa, che si raggiunge salendo dalla “capitale” Alba per Montelupo, Serravalle, Bossolasco, Murazzano, Sale Langhe, č caratterizzato da pascoli, boschi e noccioleti. E’ la Langa storicamente piů povera, una terra aspra, isolata e difficile da coltivare, quella raccontata da Beppe Fenoglio in “La Malora” e in altri racconti. Qui, a Borgomale, si trova la cascina di Silvio Pistone, che alleva una varietŕ autoctona di pecore, la “pecora di Langa”, un tempo fonte di sostentamento di ogni famiglia e oggi sull’orlo dell’estinzione. Lo stesso lavoro di Silvio, l’allevatore, un tempo quasi l’unico mestiere praticabile in Alta Langa, č stato del tutto abbandonato, come spesso sono in stato di abbandono case, cascine, intere aree un tempo coltivate o destinate all’allevamento.
Le storie di Mauro e Maria Teresa trovano invece ambientazione nella Bassa Langa, quella storicamente piů ricca e che negli ultimi decenni ha saputo moltiplicare esponenzialmente le proprie fortune attorno al vino e alle eccellenze enogastronomiche. E’ qui, attorno ad Alba e nei fondovalle di ogni paese e paesello, che sono piů evidenti i segni lasciati dallo sviluppo economico: insediamenti residenziali e produttivi inizialmente posizionati a fondovalle ed oggi sempre piů protesi verso il territorio collinare; strade, autostrade, capannoni, villette che ora occupano la sommitŕ delle colline. E’ il cosiddetto “sprawl”, la dispersione urbana, per cui gli elementi tipicamente distintivi della cittŕ si espandono ben al di lŕ dei confini urbani, andando ad assottigliare sempre piů la differenza tra cittŕ e campagna.
Alta o Bassa Langa: in entrambi i casi, un modello socio-economico millenario, fatto di piccoli insediamenti produttivi strettamente connessi alla terra, č stato o rischia di essere spazzato via in un tempo brevissimo. E cosě oggi le Langhe presentano un doppio volto: ci sono le Langhe “del Passato”, quelle fatte di vigne e piccoli produttori, di tipicitŕ e cultura locale, quelle piů pubblicizzato e apprezzato, che fanno reclamare a gran voce il patrocinio Unesco (ma solo per alcune aree, ben circoscritte); e poi ci sono le Langhe “di oggi”, quello un pň meno presentabili, fatte anche di cantine che hanno la forma di capannoni, di insediamenti produttivi a ridosso delle colline, di villette, di cemento e asfalto. Tra questi due “estremi” si muovono i protagonisti di “Langhe Doc”: la loro ricerca di un “modello di vita” che permetta loro di vivere degnamente “sul” proprio territorio e “del” proprio territorio, č inconsapevolmente la ricerca di tutte le Langhe verso un modello sviluppo che sappia coniugare “l’oggi” e il “passato”. Un’esigenza che, dopo decenni di sviluppo economico e industriale, accomuna oggi tutti i paesi occidentali, ma che puň avere nelle Langhe un capofila d’eccezione. Per il valore storico e culturale ma anche strettamente economico, per l’interesse e la conoscenza del territorio e dei suoi prodotti a livello mondiale, le Langhe ben si prestano infatti a essere paradigma delle contraddizioni in atto tra sviluppo e ambiente, tra progresso e tradizione, nonchč delle risposte fornite a queste contraddizioni. In questo senso, un contesto chiaramente localistico contiene in sč tutti i personaggi, le storie, gli elementi per introdurre e discutere tematiche di carattere ed interesse globale. Quelle di Maria Teresa, Mauro, Silvio sono una prima risposta, individuale, estrema oppure naturale, da copiare oppure inapplicabile, giusta o sbagliata, in ogni caso tanto particolare e “eretica” da non potere passare inosservata.

Le immagini di Bartolo Mascarello sono tratte dal VHS "Il Barolo tradizionale", di Armando Povigna, per gentile concessione dell'autore.


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