Sinossi *:
Un uomo percorre la campagna salentina. Tiene in mano un barattolo di vetro. Vuoto. Sfilano campi di ulivi secolari sterminati dal batterio Xylella fastidiosa. L’uomo va verso l’uliveto di suo nonno. Il suo destino è tornare nei luoghi dell’adolescenza. Nella campagna compaiono strane forme di piante. L’uomo con il barattolo attraversa la valle. Si sente osservato. Dei fauni lo minacciano o forse lo proteggono. L’uomo deve compiere il suo rito, una zolla di terra – la paddotta – lo aspetta sulla sponda di un ruscello. In un eterno presente, tutto ricomincia e si compie in ogni singolo istante.

NOTIZIE 'La Paddotta'



Note:
Perdersi è una condizione di necessità. E’ necessario perdersi per poter andare oltre. E’ necessario disimparare ciò che siamo per potersi ritrovare. Il racconto prende avvio da un ricordo e intende esplorare la non-dualità tra vita e morte, gioia e dolore, imperfezione e bellezza. Alla perenne ricerca del desiderio, che si appaga di quel che siamo capaci di immaginare e non di ciò che possiamo ottenere.
Il nostro destino è tornare nei luoghi del rito dell’adolescenza, con gioia primitiva e un portato inconsapevole. Anche camminando tra macerie e rovine, ci imbattiamo in qualcosa o in qualcuno che entrerà a far parte del nostro inventario della vita.
Gli ulivi secolari del Salento hanno visto vivere intere generazioni di abitanti di questa terra, rappresentando un legame tra umani vivi e trapassati. La loro sofferenza, la loro morte diventano metafora della società contemporanea. Il rampicante si avvinghia al tronco d’ulivo secco. La vita soffoca la morte.
Attraversare il territorio come in un sogno, guardarsi nel profondo. Provare al tempo stesso dolore e gioia davanti a un paesaggio devastato dalla fitopatia della Xylella con certi tronchi di ulivo morti trasformati in volti da uno scultore. L’interazione tra condizioni esterne e tendenze interiori determina la nostra percezione del mondo. In questo eterno conflitto siamo costretti a camminare e sognare, se non vogliamo perdere l’equilibrio.
Il cortometraggio La Paddotta è una visione onirica della mitologia intima dei luoghi nativi. Il gesto di raccogliere una zolla di terra per portarla con sé altrove stabilisce il legame primordiale con la terra dei padri.

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