Note di regia del film "Tu Devi Essere il Lupo"
Tra Carlo e sua figlia si è stabilito un rapporto molto forte, pieno di complicità; l'assenza della madre è sostituita, a volte comicamente, altre dolorosamente, da Carlo.
Carlo e Vale hanno “due case”: una è quella dove abitano e l’altra è il taxi, dove, da quando è nata, Vale ha sempre avuto un posto, una specie di cameretta il cui arredamento è cresciuto con lei. Non è stato facile per nessuno dei due vivere un’esperienza così anomala di famiglia.
Entrambi hanno paura di perdere l’altro e per questo si ostacolano nel fare spazio a nuovi affetti. La vita sentimentale di Carlo è molto precaria e la sua relazione clandestina con Elena è minata dalla gelosia di Vale.
Il tempo è scandito dai ritmi sonnolenti di una piccola città sperduta fra le montagne dove le persone spesso sognano di andarsene altrove.
Valentina vive a Lisbona in una sorta di esilio volontario. Ha cercato di tagliare i ponti col proprio passato, di costruirsi una nuova vita, ma ora un lento processo di crisi sta scatenando interrogativi e urgenze che la costringono ad affrontare cose che ha taciuto a se stessa per troppo tempo.
Decide di partire per la Valtellina, per incontrare, almeno una volta, la figlia avuta 14 anni prima. Questa visita inaspettata rappresenta una minaccia per Carlo e Vale.
Carlo teme che Vale possa essere sconvolta dall’ incontro con una madre che ha sempre creduto morta e dalla scoperta che lui non è il suo vero padre.
Carlo ha la sensazione che tutto sia sul punto di essere distrutto, ma Valentina sembra ormai non poter più fare a meno di affrontare questo nodo del suo passato, per quanto sia confusa e combattuta tra il desiderio di incontrare la figlia e la volontà di non compromettere la relazione tra Carlo e Vale.
L'incontro tra Carlo e Valentina è pieno di contraddizioni, di affetto e di sospetto, di pietà e di rifiuto, di comprensione e auto-difesa.
La donna fugge via. Ormai è chiaro che non è più possibile tornare indietro, che è più umano lasciare quella strana famiglia senza madre, col suo faticoso equilibrio e che forse è possibile anche per lei cercarne uno nuovo. Attraverso questa esperienza Valentina ritorna a Lisbona decisa a lasciare alle spalle i propri fantasmi, per dedicarsi al suo teatro delle marionette, alle centinaia di "figli" che vengono ad assistere allo spettacolo e al suo compagno, col quale sembra ora volersi confidare, per cercare una nuova serenità.
Le due strade -quella della madre e quella della figlia- alla fine non si ricongiungono, anzi si allontanano definitivamente. Questo esito non contiene la pretesa di sanare il dolore, ma la consapevolezza che non tutte le ferite possono essere rimarginate; dietro l’apparente pessimismo di questa svolta, c’è però la speranza nella possibilità che in ogni deriva e in ogni diversità vi sia un nuovo senso perseguibile, una nuova trama percorribile di relazioni, che permettano di sopravvivere alla distruzione e di ricostruire l'opportunità di essere felici.
L’improbabile famiglia Carlo-Vale finisce - nonostante le complicazioni psicologiche, le pretese di esclusività, le assenze, le recriminazioni - per trovare un proprio equilibrio; anzi, è come se la stessa precarietà che è all’origine di questa famiglia creasse le condizioni per una più profonda attenzione, per una dedizione più radicale. E in fondo, su tutto, sembra imporsi un tema: la genitorialità non è solo e tanto nei viscerali legami di sangue e di natura, ma anche e in gran parte nella forza dei legami costruiti attraverso il tempo e la vita.
Vittorio Moroni