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Note di regia del documentario "La Minaccia"


Note di regia del documentario
"La Minaccia" è il tentativo di restituire una lettura non ideologica del Venezuela nel momento del consolidamento della rivoluzione bolivariana.
La facciata di un Paese compatto in rotta verso il socialismo del XXI secolo si sgretola lentamente e "La Minaccia" si cala nelle crepe di una divisione che non è solo elettorale, ma quotidiana, una spaccatura che si percepisce spostandosi da un isolato all’altro, una tensione che sfocia in un’aggressività allarmante che caratterizza i gesti più semplici, le relazioni più consolidate.
Hugo Chávez e la sua schizofrenia incombono anche sul documentario. L’agitazione di un viaggio avventuroso e la frenesia della televisione si mescolano ai paesaggi spopolati delle saline de Las Cumaraguas e al verde abbagliante della foresta di Falcòn.
Ma Chávez non è il Venezuela e il documentario lo abbandona dopo il lancio in grande stile della riforma costituzionale del 15 agosto. "La Minaccia" si infila nei quartieri dai mattoni rossi, novelli presepi di povertà e cellulari, base del chavismo, quartieri che fanno paura a chi non ci è mai entrato e che invece tranquillizzano gli esploratori con un’architettura che ricorda borghi medievali. La Minaccia rintraccia italiani in fuga dal modello cubano, studenti in protesta per la libertà di stampa, ospedali al collasso per troppi omicidi, una comunità che si costruisce le condutture dell’acqua estraendola clandestinamente da torrenti sotterranei. Questo è stato il nostro percorso, diviso in due momenti: l’iniziale fascinazione per una rivoluzione tanto attesa quanto contraddittoria, poi la presa di coscienza che, forse, non c’è più spazio per ideologie al servizio della politica.

Luca Bellino e Silvia Luzi