Note di regia del film "L'Amore Buio"
Quando ti appresti a realizzare un film, dopo averne tu stesso scritto, soggetto e sceneggiatura, sai (ti illudi?) come metterci mano. Lo hai ascoltato, ne conosci la voce. lo hai guardato. Spiato. Pesato. Dei personaggi riconosceresti in giro le facce, gli sguardi, gli occhi!. (Gli occhi!)
Sai come trattarlo, da quali angoli guarda la vita, che luce vuole.
Ecco, la luce. In questo progetto dovrebbe, per tutto il film, avere diciamo così, due facce.
Quando racconta Ciro e il suo mondo: colorata, accesa, febbrile, quasi bruciata. Estrema.
Quando invece c’è Irene e il suo mondo: pallida, pulita, fredda, quasi elegante.
Sai che è agevole realizzare ciò, perché sul set Ciro e Irene si incontreranno, quanto forse i loro mondi. Mai.
Questo è stato il preciso codice per tutti noi. Individuare, ognuno nel proprio campo, i segni dei due mondi, o meglio, le due facce. Quella proletaria, picaresca, di strada. E quella borghese, chiusa, privata, incomunicabile. Gli ambienti e gli abiti innanzitutto e, l’attenzione a quando i segni di queste due realtà, sgretolassero o magari tendessero verso l’altra.
Anche per scegliere i protagonisti ho seguito i due canali.
Ciro, l’ho cercato e trovato nelle scuole di periferia. Istituti professionali, dove i ragazzi dovrebbero imparare a diventare fotografi, cuochi, elettricisti. Irene nei licei della città. Specie in quelli classici. Ne ho visti e sentiti migliaia. La ricerca è durata un anno. Irene l’ho individuata abbastanza subito. Ciro no. Ho passato molte notti a pensare, guardare e riguardare gli ultimi provini. A tre giorni dall’inizio ho deciso.
Una sola volta si sono incontrati sul set. Si sono ignorati.
Lo sai ormai, che misurarsi con i giovanissimi alla prima prova è una specie di salto nel vuoto. Lo fai ancora una volta.
Ma hai sempre tenuto stretta Irene con la sinistra, mentre con l’altra stringevi Ciro. E viceversa.
Attraverso di me, io lo so, l’ho visto, si sono toccati e tenuti insieme.
Così vorrei fosse il film.
Antonio Capuano