"Senza Arte né Parte", disoccupati ovvero l'Arte di arrangiarsi
Parlare di commedie italiane oggi è difficile come raccontare dell'uccisione di
Osama Bin Laden. Non si fa altro, e dunque è quasi impossibile riuscire a pensare e a scrivere qualcosa di originale.
L'unica considerazione possibile è se la commedia funziona o meno e in "
Senza Arte né Parte", sulla scia dei successoni di botteghino, c'è da riscontrare qualche intoppo nei meccanismi.
Il film di
Giovanni Albanese ha tutto per poter funzionare, ma laddove altri hanno lavorato molto sui meccanismi della risata, sui dialoghi e sullo sviluppo della storia, la sensazione che dà il film è quella del "tirato via", della corsa a chiudere il tetto senza troppo curare le fondamenta (la sceneggiatura). Alcuni personaggi vengono dimenticati strada facendo (il collega licenziato poi portiere d'albergo), altri non ci sono proprio (i figli di Salemme), alcune soluzioni risultano piuttosto datate (la meccanizzazione del processo produttivo), qualche situazione è incomprensibilmente senza sbocco (il prestito del cellulare), altre (i giudizi sull'arte contemporanea) prevedibili o già viste.
Inoltre, la struttura è identica a quella di "
Nessuno mi può Giudicare" di
Massimiliano Bruno, con il terzetto di operai al posto di
Paola Cortellesi, che si ritrova senza lavoro e senza soldi ed è costretto a intraprendere vie poco legali e immorali per sopravvivere. Tutto fila per il meglio (in un mondo dove il più pulito ha la rogna e le nefandezze dei "nostri" sono più che giustificabili), il lavoro sporco funziona, il benessere torna ad affacciarsi fino al
momento degli scrupoli, con il bene che trionfa sul male e la strada modesta ma onesta che si riapre di fronte ai poveri protagonisti.
Rimane il dubbio su chi ha scritto prima la storia, ma in realtà vale chi esce prima (e chi incassa di più).
Comunque la locandina è da film di qualità: produzione di
Lionello Cerri con
Rai Cinema,
Distribuzione 01, sostegno del
Mibac (senza spot politico per
Sandro Bondi sullo sfondo), dell'
Apulia Film Commission (con tanto di spot politico di
Nichi Vendola alle spalle dei protagonisti) e un cast di tutto rispetto:
Vincenzo Salemme,
Giuseppe Battiston,
Donatella Finocchiaro,
Hassani Shapi,
Giulio Beranek,
Ernesto Mahieux,
Ninni Bruschetta,
Mariolina De Fano,
Paolo Sassanelli,
Sonia Bergamasco.
Tutti bravi, alle prese con situazioni che potrebbero far ridere molto di più se oltre che del design e della carrozzeria ci si occupasse anche del motore e del telaio.
03/05/2011, 15:38
Stefano Amadio