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INTERVISTA AD ANGELO PETRELLA - Scrittore per immagini


Scrittore e sceneggiatore napoletano ha lavorato per diverse serie tv, tra cui "La squadra" torna in libreria con il nuovo romanzo "Le api Randage".


INTERVISTA AD ANGELO PETRELLA - Scrittore per immagini
Angelo Petrella
Lo abbiamo intervistato per la sua natura di narratore per immagini, molto vicina al racconto cinematografico e per l'assonanza con lo scrittore Nick Hornby, autore di bestseller spesso trasposti al cinema, come "About a boy" diretto dai fratelli Weitz e "Trainspotting" diretto da Danny Boyle.
Classe 1978, ambienta racconti e sceneggiature in una Napoli nera e violenta.

Quando hai cominciato a scrivere?
"La passione forse addirittura con la pre-adolescenza... Quando avevo 8 anni scrissi un “romanzo” di tre o quattro pagine intitolato “I sette ragazzi nello spazio”: dentro c’erano tutte le regole della fantascienza e della suspense, ovviamente da considerare in scala pre-adolescenziale... Da allora, però, ci sono voluti anni di allenamento e studio".

Qual è stato il tuo percorso di formazione?
"Credo quello comune a molti scrittori. Tantissimi libri, letture disparate ed eclettiche, nessun maestro vero e proprio (a parte un’amica coltissima e di molto più grande di me, Milva). Ma anche molto studio ‘scolastico’: che forse è la cosa che mi ha aiutato di più, perché mi ha addestrato al metodo e alla costanza. A scuola ovviamente facevo solo casino e non seguivo le lezioni, per questo dovevo studiare il triplo, da solo, a casa. Una media di 6 ore al giorno. Ma lo facevo".

Il tuo stile, non so se te l’hanno già detto, ricorda un po’ quello di Irvine Welsh (scrittore scozzese dai cui libri sono spesso stati tratti film). Cosa ne pensi? Hai comunque autori di riferimento, in particolare autori noir, visto che è il genere che frequenti di più?
"Welsh è incredibile! Ogni suo libro è un bombardamento di nuove trovate comiche e linguistiche. Ha lafortuna, in Italia, di avere uno straordinario traduttore quale Massimo Bocchiola. Gli altri due autori contemporanei per me imrepscindibili sono James Ellroy e Bret Easton Ellis".

Sei anche sceneggiatore. A quali produzioni hai lavorato e che differenze ci sono tra lo scrivere un libro e sceneggiare un film o una serie Tv?
"Ho scritto molti soggetti e lavorato a varie sceneggiature, ma finora sono apparso in tv solo lavorando a La Nuova Squadra. Tra un romanzo e uno script per cinema o tv non cambia il metodo, quanto piuttosto l’impostazione: in un tuo libro sei tu regista e produttore, decidi tu i tempi e i modi. E a volte sei disperato perché non hai nessuno con cui confrontarti, che sia davvero “dentro” il libro come te. Forse solo il tuo agente. O tua moglie, che deve sopportare le tue nevrastenie... In una serie tv ci sono molti più filtri, passaggi intermedi e la tua abilità deve essere poiù mirata a integrare le tue idee e il tuo stile con le suggestioni e le richieste del regista, del produttore o dei co-autori".

I tuoi libri sono ambientati a Napoli. Una Napoli spesso violenta e nera anche se molto fascinosa e seducente. Come te la sei cavata con i luoghi comuni sulla città? E quanto ti senti legato al territorio nella tua produzione?
"Napoli è il posto in cui sono nato e ho a lungo vissuto. Tutti i miei ricordi più caldi sono custoditi qui. Sono nato a Posillipo, un luogo poco bazzicato dalla letteratura, e questo forse mi ha portato fortuna. Il mio ultimo romanzo Le Api Randage ad esempio è ambientato sostanzialmente lì. Per quanto riguarda i luoghi comuni, beh, quelli si trovano dappertutto, non solo a Napoli: e il compito di un buono scrittore è innanzitutto quello di scansarli in ogni modo".

Che cosa pensi delle nuove tecnologie applicate alla scrittura?
"Se parliamo del pc e delle mail: formidabili. Per il risparmio di tempo e i vantaggi nella compilazione, formattazione eccetera. Se invece parliamo dei software dedicati alla scrittura o, meglio, alla “scrittura creativa”: non li ho provati ma non ci credo granché. Il ‘metodo’ in letteratura è imprescindibile: ma ognuno deve trovarlo da sé".

A cosa sei più legato tra le cose che hai scritto?
"All’ultima..."

Ti ho sentito in un’intervista parlare del “piccante” nella tavola, come nella letteratura. Mi spieghi meglio questo concetto?
"Parlavo di Rabelais e del suo ‘condire’ lo stile il maniera grottesca, provocante, anticonformista ma non per vezzo, quanto per sua natura. Ecco, secondo me il vero capolavoro – “Il Processo”, “I fratelli Karamazov”, “Fontamara” – è come un sugo alla puttanesca, che dopo il primo boccone ti ustiona il palato. Eppure ne vuoi ancora".

Ci parli del tuo ultimo libro Api Randage? Da dove viene un titolo così “curioso”?
"E’ una storia di padri e figli, dell’impossibilità di trovare una vera famiglia. Ma è anche la storia della caduta di questo gruppo di industriali nella Napoli di Tangentopoli. Tutto nacque da una rilettura dell’Orestea, che feci qualche anno fa: i protagonisti del mio romanzo – Raul Aragona, sua moglie Sveva e suo figlio Manuel, il figliastro Matteo Malatesta e il faccendiere Lorenzo Messina – si muovo come “api randage”, come insetti che in natura non esistono. Perché un’ape fuori dal proprio sciame muore. E’ l’allegoria di questa nostra impazzita società, in cui non riusciamo a riconoscerci ma di cui non possiamo fare a meno. O forse è l’allegoria del nostro sistema economico, il capitalismo, i cui protagonisti si illudono di poter dominare e da cui vengono invece travolti. Ritrovandosi soli, senza alveare: esposti al mondo".

Questo è uno dei booktrailer che girano sul libro. Cosa pensi di un booktrailer come mezzo pubblicitario e di informazione?
"Il mio è un booktrailer che prende per il culo i booktrailer. E infatti me lo sono girato e montato da solo... :)"

31/05/2012, 11:00

Claudia Verardi