GIUSEPPE TORNATORE - Un ricco incontro con il pubblico
Nel cuore di Trastevere, intreccio di vicoli e strade coperte di sanpietrini, la "Libreria del cinema" ha ospitato Giuseppe Tornatore che, in occasione dell’uscita del film "
La migliore offerta", ha incontrato il pubblico e risposto alle domande di Concita De Gregorio, nota firma de "La Repubblica".
L’ironia e la spontaneità del regista hanno regalato alla folla un’atmosfera fin da subito accogliente, adatta a ripercorre la nascita e lo sviluppo del suo ultimo lavoro. Tornatore ha raccontato cosa sta alla base della sceneggiatura del film, uscito nelle sale cinematografiche italiane il primo gennaio 2013, diventata anche un romanzo pubblicato da Sellerio editore: "
L’intenzione era quella di dar vita ad un film che avesse le sembianze di un giallo, senza sangue né assassini, ambientato nel mondo dell’arte, e dal finale sconvolgente".
Un "
thriller interessante, ma decisamente atipico" a detta della stessa De Gregorio, che ha cercato di scoprire qualcosa di più sull’intuizione da cui nacque “La migliore offerta”: "
La trama del film è, in realtà, figlia di due storie in origine separate, di due personaggi che potenzialmente avrebbero potuto essere i protagonisti di due racconti distinti. Molti anni fa fui attratto da una figura di ragazza malata di agorafobia, e pensai di poter costruire una storia intorno a questo personaggio. Questa idea rimase però tale, senza trovare un prosieguo. Alcuni anni più tardi fui affascinato dal mondo dell’arte ed immaginai la figura di un battitore d’aste, esperto d’arte di grande fama e di altrettanta intelligenza. Anche questa idea, come la precedente, continuò a soggiornare nella mia mente per molto tempo, senza trovare un continuo. Improvvisamente mi resi conto di poter fare incontrare i due personaggi, costruendo una storia come quella fortunatamente uscita nelle sale".
L’elemento centrale del film è, a detta del regista, la storia d’amore nata tra i due personaggi, che risulta interessante per le loro stesse caratteristiche del tutto particolari. Riferendosi al personaggio di Virgil Oldman, interpretato da Geoffrey Rush, Tornatore ha quindi aggiunto: "
Con lui mi sono divertito a ribaltare la figura dell’uomo maturo, con tanta esperienza alle spalle nel campo dell’amore, e con altrettanta sicurezza nell’affrontare i sentimenti".
Il regista si è definito un attento osservatore, spesso del gioco amoroso, da cui prende spunto per tessere le trame dei suoi film, proprio come è accaduto per il suo ultimo lavoro: "
Spesso la persona che all’interno di una coppia viene lasciata tende ad immaginare l’altro come il nemico, come colui che ha ordito tutto alle sue spalle, elaborando per filo e per segno il modo in cui abbandonarlo. Pensando a questo ragionamento, che in molti fanno probabilmente per attenuare il dolore dovuto alla perdita, ho immaginato di metterlo in scena, di portare sul grande schermo una storia d’amore organizzata come fosse un’opera teatrale, il cui copione era noto a tutti i personaggi, eccetto che a Virgil".
Le domande della De Gregorio si sono quindi spostate sullo stato di salute della nostra industria cinematografica e qui, di nuovo, l’ironia del regista ha sedotto il pubblico: "
A chi oggi intende occuparsi di cinema consiglio vivamente di imparare prima che cosa sia la crisi del cinema italiano. Se fossimo stati bravi a sponsorizzare il nostro cinema all’estero, così come lo siamo stati a diffondere la notizia della condizione di crisi in cui versa, non ci troveremmo in questa situazione".
Eppure Peppuccio si è detto fiducioso, ha invitato i giovani che intendono intraprendere la strada della regia a non demordere, ad insistere, a proporsi anche e soprattutto nel caso in cui dovessero avere idee stravaganti, distanti dai format tradizionali ormai affermati: "
Il cinema italiano manca di varietà. Regna sovrana, ormai da tempo, la convinzione che a vendere siano solo i film che fanno ridere. Ma se il pubblico, di colpo, dovesse stancarsi di questo genere, il cinema italiano dove andrebbe a finire?".
A chi gli domanda di fare un elenco dei film di cui non potrebbe fare a meno, Tornatore risponde con “Quarto potere”, “Ladri di biciclette”, “Otto e mezzo”, “Il posto delle fragole”, “Il nastro bianco”, “Le invasioni barbariche”, “The artist”, “Quasi amici”, “Incontri ravvicinati del terzo tipo” ed “E.T.”, mentre è sicuro su quale sia il film più amato tra i suoi, "
il prossimo".
L’incontro si è chiuso con una domanda che riprende una frase presente nell'ultimo film: "
Se dietro ogni falso c’è del vero, come sostiene uno dei suoi personaggi, dietro alla finzione dei suoi film cosa c’è di vero?". Con una certa profondità il regista non ha esitato a rispondere che "
è il sentimento che si nasconde dietro ad ogni film ad essere vero, sempre".
30/01/2013, 18:26
Zaira Fera