Note di regia de "Il Mondo fino in Fondo"
Ci sono luoghi che chiamano a sé in modo strano e irrituale. Ti mettono nel mirino e con il loro fascino, svuotano lentamente ogni resistenza all’abbandono. Temo che a me e agli attori sia successo qualcosa di molto simile con la Patagonia cilena, uno dei pochi territori di frontiera ancor oggi esistenti.
Insieme alla sceneggiatrice, siamo partiti con l’obiettivo di raccontare i sentimenti e le passioni familiari in un paesino del nord Italia, un non-luogo chiamato Agro. Protagonisti sono i due fratelli Piovano, un diciottenne dallo sguardo vivo e dolente e un giovane industriale di provincia. Vivono confinati in un territorio saldamente impermeabile, con abitanti sempre più attenti a evitare qualsivoglia eccesso e adulti sospettosi di ogni impulsività, ogni diversità, soprattutto sessuale.
Volevamo costruire una commedia e la cronaca ci metteva sotto gli occhi varie suggestioni: in “casa” si celebrava il calcio e l’anno magico dell’Inter con il suo triplete mentre in tutt'altra parte del mondo si tifava per la Conferenza sul clima di Copenaghen e, a un'altra latitudine ancora, Camila Vallejo, una giovane studentessa cilena muoveva un’intera generazione alla ribellione finendo sulla copertina del Times.
Il legame di questi episodi con i nostri protagonisti era suggestivo ma era anche probabile che la Patagonia ci stesse lanciando sotto traccia i suoi incantesimi. Ci suggeriva di mandare i due fratelli in fuga, ci mostrava il divertimento di dirigerli in un luogo sperduto dove, come nella migliore tradizione del road movie, avevano la possibilità di nutrirsi di grandi illusioni e aspirare a grandi imprese.
“Se cambi la tua vita forse a qualcun altro verrà voglia di cambiare la sua” viene detto nel film al diciottenne Davide ed è grazie al suo istinto feroce, quasi fisico, che riuscirà a dare una direzione avventurosa al futuro, cambiando non solo la sua vita ma anche quella di suo fratello.
Alessandro Lunardelli