Note di regia de "Il Ministro"
L’idea di scrivere IL MINISTRO mi è venuta mentre ero fermo al semaforo nel traffico di Roma. Avevo messo in modalità random la selezione dei brani dal mio cellulare, quando tra oltre mille canzoni è saltata fuori “Il Re fa rullare i tamburi” di Fabrizio De Andrè, un brano considerato secondario, ma che mi ha sempre affascinato tantissimo. La canzone del cantautore genovese racconta la frustrazione di un marchese che viene invitato a corte dal Re per una festa, durante la quale il sovrano si incapriccia della moglie del nobile. E poiché non può dire di no a Sua Maestà, il marchese si trova costretto a concedergli la moglie. Da questa suggestione, ho cominciato a riflettere su come, in fondo, i tempi dal Medioevo ad oggi non siano cambiati più di tanto… Se trecento anni fa l’avidità umana puntava al titolo nobiliare, oggi invece si è disposti a tutto pur di ottenere un appalto. In Italia poi non è bastato lo scandalo di Mani Pulite dei primi anni Novanta per “legalizzare” l’intreccio tra imprenditori e politici (a tutti i livelli). La corruzione è la cornice nella quale si svolge la storia, ma il vero tema del film è l’asservimento dell’essere umano nei confronti del potere. Ancora oggi la questione morale è un problema irrisolto e di stretta attualità, che riempie le pagine della cronaca giudiziaria. Da qui il desiderio di scrivere un testo che parlasse di come determinate dinamiche facciano parte del nostro retaggio culturale, rappresentandole nella quotidianità di una famiglia borghese che lotta per sopravvivere e per non perdere i privilegi sociali raggiunti con tanta fatica. Con queste riflessioni nella testa sono tornato a casa di corsa, dove ho cominciato a scrivere senza esitazioni la sceneggiatura de Il Ministro, fermarmi soltanto per dormire e mangiare. In una settimana avevo la prima e definitiva stesura del testo, che non ha più subito modifiche e revisioni fino al giorno delle riprese.
Giorgio Amato