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Note di produzione di "Ella & John"


Note di produzione di
ELLA & JOHN (The Leisure Seeker) esplora il genere americano “on the road”, rinnovato dalla poesia ironica e umana di Paolo Virzě, e reso ancor piů straordinario dalla vitalitŕ di due interpreti d’eccezione, HELEN MIRREN e DONALD SUTHERLAND, nei panni di Ella e John, una coppia in fuga a bordo del loro vecchio camper.

Virzě, vincitore del David di Donatello alla regia con La Pazza Gioia, infonde il suo umorismo, la sua sottile osservazione dei fenomeni sociali e la sua profonda analisi dei personaggi, in un film che racconta l’ultima avventura, irragionevole e felice di due anziani coniugi, determinati a sottrarsi ad un destino di cure che li separerebbe per sempre.

“Ho questo viziaccio di prendere argomenti tristi e penosi e provare a trasformarli in avventure avvincenti”, dichiara Virzě. “Il segreto č mescolare commedia e tragedia, sempre”. Una cosa č certa: ELLA & JOHN (The Leisure Seeker) č ricco di entrambi. “Ero un po’ spaventata rispetto a un film che mette a fuoco in modo cosě realistico i guai della vecchiaia.” rivela Helen Mirren. “Ma guardando le opere di Paolo Virzě, in particolare Il Capitale Umano, ho percepito la sua meravigliosa dimensione umana, la sua osservazione semplice, sagace, spiritosa delle situazioni piů complicate e reali. La carta vincente di Paolo č la naturalezza con cui descrive comportamenti umani, con il loro coraggio e la loro fragilitŕ, senza mai il ricatto melodrammatico. Adoro il suo stile”.

Donald Sutherland concorda: “Paolo č geniale e divertente, ma in un modo sottile e complesso. Colpisce la sua sensibilitŕ, la sua profonda comprensione della condizione umana.”Rievocando quello che lo ha convinto ad accettare il ruolo di John, un insegnante in pensione la cui mente, affollata di pagine di letteratura, inizia a perdere luciditŕ, Sutherland dice: “Stavo leggendo le prime venti pagine del copione, quando John mi si č seduto vicino e ha cominciato a parlarmi. Una conversazione meravigliosa, molto articolata, molto specifica. Era preciso ed eloquente, il copione gli stava piacendo molto, ed io non potevo certo contraddirlo.”

Per quanto lo scenario di ELLA & JOHN (The Leisure Seeker) sia tipicamente americano, con i suoi camping, i diner, i parchi a tema e i paesaggi a perdita d’occhio, Virzě afferma: “Non č che avessi in mente di trasformarmi in un regista americano, o di fare il verso ad un film americano. Stavo cercando di fare un mio film, ambientato in America, portandomi dietro oltre ai principali collaboratori della troupe, anche il nostro modo “italiano” di osservare le cose. In che cosa consista esattamente non č facile spiegarlo, direi innanzi tutto un senso di veritŕ e di spudoratezza verso la natura umana: non avere paura di esplorare l’aspetto ridicolo della vita, che č qualcosa di esaltante e di spaventoso al tempo stesso, ed č proprio questa sua duplicitŕ che cerco di far emergere in un film”.

L’omonimo romanzo di Michael Zadoorian, racconta un viaggio attraverso il West, dalla leggendaria Route 66 a Disneyland, ma, spiega Virzě, “Girare negli ambienti grandiosi del deserto dell’Arizona o della Monument Valley, scenario iconico di tanti film mitologici, mi sembrava un modo di finire incastrato in un cliché, come capita a volte a certi registi americani quando, ambientando un film in Italia, si lasciano ammaliare dagli sfondi pittoreschi e turistici. Abbiamo esplorato ambienti meno vistosi, con qualcosa di ordinario, cercando visivamente l’atmosfera dolce, delicata e malinconica che caratterizza la nostra storia. Pensavo inoltre di non potermi permettere, cosě come fa molto bene Zadoorian nel suo libro, un tono ironico verso l’America piů pacchiana, col suo culmine a Disneyland: avrei rischiato una presa in giro superficiale, da outsider.
Inoltre, cambiando il background socioculturale dei due personaggi del libro, abbiamo provato in qualche modo ad avvicinarli a noi, per stabilire il massimo dell’empatia possibile. A questo proposito rivelo un gioco che ci divertiva, nel lavorare all’adattamento del libro: immaginare una specie di me stesso con mia moglie Micaela, tra trent’anni. Lui prolisso e brontolone, ossessionato dalle pagine dei romanzi che ha studiato ed insegnato ai suoi studenti per tutta la vita, lei piů leggera e sempre di buon umore, con qualcosa di apparentemente frivolo, legati da una passione che ha generato due figli ed una vita insieme. La vecchia Route 1, sulla East Coast, č meno sfruttata dal cinema, e per la nostra storia ha un significato essenziale, dato che termina a Key West, proprio davanti alla casa di Hemingway, l’autore verso il quale il professor Spencer sembra nutrire un sentimento di identificazione.”

La sceneggiatura č nata dallo sforzo congiunto dei collaudati collaboratori di Virzě. “Ho trovato un fantastico team di scrittori”, racconta Stephen Amidon, romanziere americano il cui libro del 2005 Human Capital, č stato adattato da Virzě nel film che ha incantato Helen Mirren. Amidon e Virzě sono diventati buoni amici e quando la Motorino Amaranto, la societŕ di produzione di Virzě, ha deciso insieme ad Indiana Production, produttori de Il Capitale Umano e La Prima Cosa Bella, di realizzare ELLA & JOHN (The Leisure Seeker), Virzě si č rivolto ad Amidon per includerlo nel team di scrittura. Virzě si č avvalso dell’aiuto degli italiani FRANCESCA ARCHIBUGI, con cui ha scritto La Pazza Gioia, e FRANCESCO PICCOLO, con il quale aveva scritto La Prima Cosa Bella e Il Capitale Umano. E cosě, una squadra composta da tre sceneggiatori italiani ha iniziato a collaborare con un bostoniano bilingue addetto a supervisionare la veridicitŕ della lingua e di una vicenda immersa nella cultura americana.

Dice Amidon: “Abbiamo creato una fucina attiva 24 ore su 24. Quando mi alzavo, di mattina, a sei ore di fuso orario dall’Italia, trovavo quel che di bellissimo avevano scritto loro tre; poi iniziavo io e a fine giornata inviavo quello che avevo fatto. Quando la tecnologia digitale incontra il metodo socratico!”

Amidon ha svolto il suo ruolo di consulente americano anche durante i sopralluoghi e per tutto il tempo delle riprese. “Stephen sedeva al monitor accanto a me, e nel caso, come spesso capita quando giri una scena, ci fosse stato qualcosa nel dialogo da modificare, da aggiungere o da togliere, mi confortavano il parere e di consigli del mio amico scrittore yankee. Anche se in America č impossibile sentirsi del tutto spaesato, grazie a tutti i film e alla letteratura che hanno nutrito la nostra formazione.”

La troupe di Virzě era composta per lo piů da italiani fra cui il direttore della fotografia LUCA BIGAZZI, noto negli Stati Uniti soprattutto per il suo lavoro ne La Grande Bellezza, film premio Oscar 2013, ed il costumista MASSIMO CANTINI PARRINI, che aveva lavorato con Virzě come assistente di Gabriella Pescucci ne La Prima Cosa Bella e che recentemente ha firmato i costumi di Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone. Una troupe americana lavorava comunque al loro fianco; lo scenografo americano RICHARD WRIGHT ha aiutato Virzě a trovare l’equilibrio che cercava, a cavallo tra realismo, avventura e romanzo familiare.

“Mi piace riempire l’inquadratura con elementi realistici, con volti autentici, che trasmettano un senso di veritŕ”, spiega Virzě. “Ma soprattutto, ed č una consuetudine che credo di aver ereditato dal cinema italiano classico, cerco sempre di collegare le vicende personali dei personaggi con lo spirito della societŕ in quel momento specifico. Durante i sopralluoghi, ho cercato di assorbire l’atmosfera di quell’estate americana e un pezzo inevitabile č stata la campagna presidenziale.” Racconta Virzě: “Ovunque c’erano poster e cartelloni che pubblicizzavano entrambi i candidati ed era inevitabile presagire che l’estate del 2016 sarebbe stata “storica”. Non sono mica un chiaroveggente, non potevamo immaginare come sarebbe andata a finire a novembre, ma quel che stava accadendo mi sembrava fosse molto significativo e che avesse a che fare con la storia dei nostri due personaggi, che per l’appunto attraversano un’America che non riconoscono piů e dalla quale sembrano voler scappare per sempre ”.

“Durante le nostre riprese, Trump era in piena attivitŕ”, dice Helen Mirren. “Paolo ha inserito nella sceneggiatura un raduno dei suoi supporter creando cosě uno spunto comico: John č incuriosito da quella situazione chiassosa della quale non sembra afferrare il significato, ed Ella ne approfitta per prenderlo in giro: ‘Sei stato un democratico per tutta la vita, hai fatto anche il volontario nella campagna per Walter Mondale’. E lui, candidamente: ‘Ma queste persone sono cosě divertenti!’ Č stato un modo ironico per raccontare l’alterazione della mente di John, e per dire qualcosa di rilevante su entrambi i personaggi”.

“Nel copione non abbiamo mai menzionato la parola Alzheimer, anche lě temevamo di andare a cacciarci in un cliché. I figli dicono che “Papŕ ha i suoi momenti”, Ella dice che ha problemi di memoria. Tra di noi chiamavamo la condizione mentale di John la Spencer Syndrome”, dice Virzě, “confortato dai pareri dei neurologi, che testimoniano come ogni individuo manifesti a modo suo un’eventuale degenerazione mentale”. La confusione di John qualche volta lascia il posto a sprazzi di luciditŕ e in quei momenti ci rendiamo conto del suo fascino e di quanto possa essere doloroso per Ella perdere a poco a poco il suo John. Il personaggio di John Spencer, in tutta la sua imprevedibilitŕ, č diventato quasi un fratello spirituale per Sutherland, che afferma: “Ho avuto l’impressione di essere l’incarnazione di John. Non capita spesso, ed in questo film č successo. Č stato John a dirmi cosa fare, cosa voleva, cosa riusciva e non riusciva a ricordare. Si sentiva frustrato. Mi sono messo in gioco per vivere questa avventura con Helen e Paolo, e con tutti gli altri, ed č stata un’esperienza bellissima”.

Sutherland ha riscoperto Hemingway: “Ho riletto tutta l’opera. Non lo facevo da 50 anni. Ho aspettato che John si palesasse. Alla fine č emerso e non ho fatto altro che seguirlo”. “Donald si č tuffato nel proprio personaggio con un entusiasmo ed uno slancio
commovente”, dice Virzě. “Č diventato letteralmente uno studioso dell’opera di Hemingway e di Joyce. Č diventato John Spencer. Un aneddoto? Quando dovevamo riportare il camper al punto di partenza per un’altro ciak, Donald non voleva che se ne occupasse un autista, voleva farlo personalmente. Era geloso del suo camper, degli abiti di scena, degli occhiali di John. Ero incantato dalla sua devozione al film e al suo personaggio, che sembrava non abbandonare neanche fuori dal set, incarnando alla perfezione il metodo Actor Studio cosě come ci č stato tramandato dalla leggenda”.

“Helen Mirren”, continua Virzě, “ha un approccio diverso, che rispecchia il suo background di attrice teatrale e shakespeariana. Non sembra portarsi a casa il personaggio, arriva sul set in genere di ottimo umore, parla d’altro: di cibo, di vacanze, della sua casa in Salento. Poi perň davanti alla macchina da presa piazza i suoi “takes” impeccabili lasciandoci ammutoliti o esilarati, e a fine giornata se ne va dicendo semplicemente: ‘Ciao cari, a domani!’”. Oltre ad essere una delle piů grandi attrici viventi, č unica anche come persona: candida e sofisticata allo stesso tempo, estremamente intelligente, spiritosissima, molto alla mano con tutti, dai tecnici alle comparse.”

“La chiamavamo “la Regina’”, racconta Stephen Amidon. “Č la persona piů professionale che abbia mai conosciuto. Era affascinante osservarli insieme, perché lei č un’attrice di stampo britannico mentre Donald segue con meticolositŕ il “metodo Strasberg”, ma il loro atteggiamento diverso era perfettamente appropriato ai rispettivi personaggi”.

“In realtŕ forse non avevano bisogno di un regista”, afferma Virzě ridendo. “In fondo il succo del nostro lavoro, con la mia troupe, era cercare di esser sempre pronti a catturare la grazia e la poesia che quei due artisti straordinari erano in grado di creare sul set”.

Dice Mirren del suo personaggio: “Ella č una donna piena di passione. Si aggrappa alla vita con tenacia, energia e allegria. Non si sente affatto finita. Percepiamo la sua determinazione e il suo carattere dal modo in cui mette il rossetto e la parrucca, la divisa che indossa per affrontare il mondo”.

Mirren, che parla benissimo l’italiano, ha osservato con interesse la collaborazione fra le troupe dei due paesi. “Ero davvero coinvolta e divertita perché mi sentivo un po’ americana e un po’ europea”.

Virzě ha imparato a sue spese il modo di interagire con le comparse in una produzione americana: “Abbiamo scelto con cura i figuranti, le facce che compaiono nei comizi elettorali e sullo sfondo di tante scene. Non volevamo assolutamente deridere o ridicolizzare in modo facilone questa fetta di elettorato americano. Quel giorno c’era un figurante che si aggirava sul set in modo goffo e distratto, allora gli ho suggerito di fare qualcosa, di agitare la mano per salutare, di dire “Ciao!” a qualcuno. E quello, incredulo, č corso dall’aiuto- regista proclamando: “I was upgraded, I got a line!” (“Mi hanno promosso, mi hanno dato una battuta!”). Non ero al corrente che secondo le regole delle potenti Unions americane se il regista suggerisce una cosa da dire ad una comparsa, lo promuove ad attore. Abbiamo dovuto pagargli altri 1000 dollari per quell’ “Hi!” e quel giorno ho fatto sforare il budget di produzione”.

Per le scene girate all’interno del Winnebago, la troupe si č dovuta accalcare all’interno di uno spazio molto ristretto. “Abbiamo lavorato strizzati in un vecchio camper traballante e senza aria condizionata, nelle bollenti temperature estive della East Coast”, racconta Virzě. “Ho piazzato due ventilatori proprio in faccia a John e ad Ella perché era l’unico modo per avere un po’ d’aria in quel camper. Eravamo tutti stipati lŕ dentro, al punto che qualche volta era troppo faticoso e complicato chiamare la parrucchiera o la truccatrice prima di battere un ciak, ed ero io ad asciugare in fretta il sudore di Donald, oppure era Luca Bigazzi (il direttore della fotografia, ndr) a mettere in testa la parrucca ad Helen. Ad entrambi sembrava piacere questa atmosfera un po’ zingaresca, da film neorealista, avevano un bel ricordo delle riprese dei film che avevano girato in Italia.”

Il regista, gli autori, i produttori, i membri della troupe e gli stessi attori si sono davvero molto affezionati ai personaggi di John ed Ella, i due malconci ed intrepidi coniugi on the road. Helen Mirren conclude: “Č quella fase dell’amore in cui conosci benissimo il tuo partner, le sue qualitŕ, i suoi difetti, e in cui ti rendi conto che non potrai mai conoscerlo veramente. Non si puň conoscere completamente un’altra persona. Nel film osserviamo una coppia che nonostante si conosca benissimo, sta ancora attraversando una fase di scoperta. Sono una coppia normalissima. Guardandoci intorno, ne vediamo milioni di persone come loro. Gente comune. L’America č un paese immenso, pieno di famiglie, di individui che non hanno nulla di speciale, ma che lo diventano se ci fermiamo a osservarli. Penso che sia questa la grande forza del cinema di Paolo. Lui fa film sulla gente comune con cui possiamo identificarci. I suoi film traboccano di umanitŕ”.