Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

TUC 2018 - I premiati del V Torino Underground Cinefest


TUC 2018 - I premiati del V Torino Underground Cinefest
Da pochissimo si è conclusa la quinta edizione del Torino Underground Cinefest, proposto da SystemOut e l’A.C.S.D. ArtInmovimento, e in scena dal 25 al 27 marzo 2018 presso il Cinema Classico di Torino.

Il Premio di 500 $ come Miglior Lungometraggio è stato conferito a “The best of all worlds” di Adrian Goiginger “per la straordinaria abilità con cui ha saputo combinare tutte le arti della narrazione: dalla regia alla sceneggiatura, dalla fotografia alla sorprendente bravura di tutti gli attori, per essere riuscito a tratteggiare un lucido, umanissimo affresco della disperazione che germoglia dalla dipendenza, per averne sondato l’oscurità con crudezza e poesia, facendoci toccare il fondo dell’abiezione umana, e per averci dato alla fine ancora una speranza: la possibilità di risalire il baratro verso la salvezza quando, nonostante i tempi terribili in cui viviamo (che ci abituano a qualunque bruttura), un film riesce ancora nell’intento di indignare e smuovere gli animi, esso trascende ad un livello superiore e si avvicina di un passo alla vera arte; quella capace di creare rivoluzioni, dentro e fuori di noi! Per questo straordinario coraggio noi crediamo che questo film meriti il premio come miglior lungometraggio della V edizione del Torino Underground Cinefest”.

Il Premio di 300$ come Miglior Cortometraggio è stato conferito al tedesco King Granpa di Martin Grau “per il suo essere poetico, delicato, a tratti anche malinconico, e perché capace di mettere al centro le narrazioni. È una storia che si conclude perfettamente in appena 15 minuti, senza lasciare nulla al caso, e portando lo spettatore dentro questo mondo fantastico che permetterà di rendere eterna la figura del nonno. Un prodotto che emoziona e che ti tocca l’anima”.

La Giuria lungometraggi ha premiato come Miglior Regista Alexander Bak Sagmo (“Needle Boy”), con questa motivazione: “Disarmante” è, forse, l’aggettivo che meglio descrive la regia di Alexander Bak Sagmo. Dinnanzi al susseguirsi delle scene, che tratteggiano vari spaccati di realtà impietosi, ci si sente disarmati, inermi, e allo stesso tempo affascinati e sconvolti. Con una maestria rara da trovarsi in registi così giovani, Sagmo ha saputo mescolare elementi onirici e frammenti di cruda quotidianità in un flusso narrativo che, se da un lato stupisce per la sua apparente semplicità, dall’altro, invece, meraviglia per la complessità delle sfaccettature dipinte e delle emozioni suscitate. L’occhio della camera - a volte ossessivo, a volte discreto - scruta nell’anima dei personaggi, mettendoli molto più a nudo di quanto non appaiano sullo schermo; ciò che potrebbe suscitare scalpore, risveglia la coscienza e induce lo spettatore ad iniziare un impietoso viaggio dentro di sé”.

È stato decretato Miglior Attore Nicklas Søderberg Lundstrøm (Needle Boy) “per una recitazione sapientemente dosata e minuziosamente calcolata ha dato vita a un personaggio complesso e dalle mille facce. Nicklas Søderberg Lundstrøm è in grado di creare una solida sintonia con il pubblico, che si ritrova ad essere ora inquietato, ora in perfetta empatia con un personaggio dai risvolti caratteriali tanto cupi quanto, talvolta, addirittura condivisibili e giustificabili. Un’eccezionale scrittura incontra un’eccezionale interpretazione: Nicklas prende per mano lo spettatore e lo trascina, volente o nolente, in una vorticosa discesa nei bassifondi oscuri di una psiche profondamente turbata e deviata, ma indiscutibilmente affascinante”.

Il Premio come Miglior Attrice è andato a Xanthi Spanou (Bliss), “per la notevole raffinatezza interpretativa, dovuta a un innegabile lavoro di costruzione del personaggio che ha reso indelebile l’interpretazione di Anna, trasmettendoci quel cinema verité così tanto difficile da trovare oggi. Spesso nel cinema, per un interprete è molto più difficile togliere che mettere, molto più arduo celare, che palesare. Xanthi Spanou ha mostrato una sensibilità eccezionale nel nascondere e nel rivelare allo stesso tempo, riuscendo pienamente nell’intento di trasmettere i molteplici risvolti di un “io” tormentato e controverso”.

Per quanto riguarda i Cortometraggi, la Giuria ha attribuito il Premio come Miglior Regista a Martin Grau (King Grandpa) “per il linguaggio lirico che costella tutto il cortometraggio, capace di valorizzare i rapporti tra narrazione, fantasia e realtà. Con questo corto, il regista ha potuto esprimere la forza dell’immaginazione e la potenza del racconto che prende vita con “un soffio di vento” che porta in sé la luce di un sogno e la bellezza di un legame che supera il tempo e vince su tutto, anche sulla morte”.

La Giuria ha assegnato il Premio come Miglior Attore a Lior Hersku (Fatherland), che, “ben valorizzato dal cortometraggio nel suo complesso, rende con autenticità e naturalezza i moti di un giovane sognatore che prova a trascendere l’immobilismo sociale a cui è costretto, incarnato dalla fattoria e del rapporto col padre, magnificamente interpretato Golan Azulay”.

Per la Giuria Cortometraggi la Miglior Attrice è stata Flavie Delangle (Marlon) “per l’intensità della sua interpretazione e per la capacità di raccontare il suo disagio e il sentimento fortissimo che la lega alla madre, resa dalla superlativa Anne Suarez, con una forza espressiva che va al di là delle parole”.

Anche in questo ambito sono state assegnate delle Menzioni. La Giuria dei Cortometraggi, infatti, ha attribuito la Menzione speciale all’attore Akillas Karazisis (Freezer) “per la sua eccezionale interpretazione capace di rendere con maestria le tante sfaccettature del personaggio, non sempre supportata dal film, nonostante l’importante tematica trattata”. All’attrice Haydee Leyva (Julkita), invece, è andata la Menzione “per la sua interpretazione impressionante, grintosa e carica, decisamente scollata dal resto del corto. L’attrice incarna, con grande maestra, la duplicità della donna, da remissiva a carnefice, ben evidenziando i moti turbolenti dei giorni del ciclo mestruale”.

Paolo Armao ha conferito il Premio Miglior Sound Design a The best of all worlds di Adrian Goiginger, con la supervisione del suono curata da Marvin Keil, “per come ricorre al suono nel rappresentare il mondo reale e iper-reale e per il raffinato utilizzo della soggettiva sonora come “leva” della narrazione”

In fine il vincitore del Premio del pubblico è andato al lungometraggio greco “Invisible” di Dimitri Athanitis.

“Ho visto una giuria lavorare con passione e professionalità nel più alto rispetto dell’arte e degli autori selezionati. Tutti per me potevano vincere. Ciascuno aveva una storia da raccontare e un linguaggio originale attraverso cui esprimerla”, afferma il direttore artistico Mauro Russo Rouge.

28/03/2018, 09:01