FESTA DI ROMA 13 – "Nevermind" il cinema dell’assurdo
Diverse storie che si incrociano, personaggi grotteschi e naïf si trovano ad affrontare delle situazioni surreali e inquietanti: una babysitter in crisi economica deve badare al figlio di una ricca ed eccentrica coppia; un cuoco paranoico tenta di far sparire letteralmente un rivale insopportabile; uno psicologo smemorato continuamente attentato da un carro attrezzi; un avvocato con uno strano vizio; un imprenditore al verde che scopre nel suo amico di infanzia una tendenza deplorevole. Tutti gli episodi sono legati e interconnessi tra di loro, in un “passaggio di testimone” attraverso il quale un personaggio secondario diventa protagonista della storia successiva.
Episodi apparentemente slegati ma uniti da un unico punto in comune: la nevrosi. I personaggi sono condannati ogni giorno a situazioni ansiogene e fuori da ogni logica fingendo che tutto vada bene, che, come suggerisce il titolo, “non importa”. Eventi a un primo sguardo paradossali ma in fondo comuni e familiari per chi li osserva: l’ansia per la mancanza di soldi e lavoro, le competizioni logoranti, la psicanalisi come ancora di salvezza.
Ogni personaggio di fronte a una realtà distorta, che sembra quasi un unico incubo senza fine, sarà costretto a prendere delle decisioni imprevedibili e discutibili.
Utilizzando un’impostazione thriller che rende ogni episodio inquietante, il regista racconta l’assurdo inserendo degli elementi comici e scorretti.
Esagera, puntando sul non sense, senza prendersi troppo sul serio: ne viene fuori un’opera originale e bizzarra, non comune nel panorama del cinema italiano. Un film rischioso e divertente che attinge alla tradizione del teatro dell’assurdo, ai Monty Python, scomodando anche Kafka: l’episodio della babysitter Giulia che non vede mai il bambino al quale deve badare e viene pagata profumatamente, con le dovute distanze, è sicuramente una suggestione de “Il processo”.
Caterina Sabato29/10/2018, 10:30