Note di regia di "Nero a Meta'"
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Nero a metà" è una serie che racconta Roma e il suo tessuto
urbano, e che rispecchia l’oggi e le sue contraddizioni. È ambientata nel commissariato Rione Monti e in particolare nella sezione investigativa. Con la sceneggiatrice Donatella Diamanti abbiamo cercato di far procedere insieme ed intersecare i casi di puntata con le vicende private dei nostri protagonisti, alternando visivamente il racconto oggettivo con uno soggettivo, cioè attraverso il punto di vista di un nostro personaggio, in modo da tenere il racconto sempre vivo e vibrante.
Una delle cose che mi affascinava nella serie era cercare di far emergere e amalgamare le varie tipologie di racconto che la strutturavano, dal giallo a quello sentimentale, cercando di rendere veri, forti e tridimensionali i nostri protagonisti.
In accordo con Rai Fiction e Cattleya, io e la casting director Adriana Sabatini abbiamo scelto, a mio avviso, un cast molto interessante e con personalità diverse e forti.
Con Claudio Amendola è stato un bel ritrovarsi dopo la bellissima esperienza di Lampedusa. Il tema dell’integrazione, caro ad entrambi, è affrontato anche qui, sebbene in maniera diversa. In Nero a metà, infatti, il percorso è più lungo, trattandosi di una serie di sei puntate e, quindi, con maggiori possibilità di andare a fondo nei personaggi e in un racconto corale come quello di una squadra investigativa. Volevamo un Carlo legato alla città ma non troppo vicino a Claudio Amendola, quindi al posto del calcio e della Roma è nata l’idea del rugby, della collezione di vinili e di un mondo suo piccolo e sicuramente più tranquillo di quello in cui è immerso tutto il giorno: “il diorama”. Il carattere però divertente, burbero e affettuoso nei confronti dei suoi lo abbiamo lasciato, ci sembrava fosse perfetto per il personaggio e forse anche per le aspettative del pubblico. Carlo ha però una parte d’ombra molto accentuata, che emerge puntata dopo puntata.
Sono molto contento dell’ispettore Carlo Guerrieri. Claudio ha fatto un bellissimo lavoro e qualche volta ha improvvisato battute che rendono il personaggio più divertente e umano.
Una delle novità è la presenza di Malik, poliziotto molto differente da Carlo e con un approccio sia alla vita che ai casi di puntata diametralmente opposto a quello del suo capo con cui entrerà spesso in contrasto, diventando bersaglio – talvolta – dei suoi malcelati pregiudizi. È stato molto difficile trovare un attore di colore che parlasse perfettamente italiano e che corrispondesse al nostro personaggio. Miguel Gobbo Diaz ha fatto un ottimo provino e ci siamo detti: è lui il nostro Malik!
Miguel, estremamente emozionato all’inizio delle riprese, è stato sostenuto da tutto il cast e, mano a mano che giravamo, la paura è andata via e ha dimostrato di poter restituire al personaggio tutte le sue sfumature: dall’ansia interiore che non lo fa dormire ai rapporti bulimici che instaura con il gentil sesso, al grande rigore con cui affronta la sua professione. Miguel ha di sicuro pescato molta dell’umanità che gli chiedevo e che il personaggio necessitava dalla sua storia personale ed è forse grazie a quella che ha fatto un provino così convincente e poi ha dato vita ad un bellissimo personaggio.
Il resto della squadra è di altissimo livello: Fortunato Cerlino, grande persona e grandissimo attore, Rosa Diletta Rossi, giovane e talentuosa attrice che è riuscita a dare al suo personaggio profondità e spessore, Margherita Vicario dolce, divertente e brava come Cinzia Repola, la poliziotta incinta single a cui ha dato vita (ha cantato per noi anche due canzoni che fanno parte della colonna sonora), Angela Finocchiaro che mette sempre in ogni sua interpretazione quel tocco in più di intelligenza ed ironia. E poi ancora: il bravissimo Alessandro Sperduti che ha saputo dare molta verità al suo poliziotto pulito e ingenuo, Roberto Citran, un grande professionista con cui avevo già avuto il piacere di lavorare, Antonia Liskova, che interpreta una dirigente bella, cinica, senza inibizioni e apparentemente solo centrata su se stessa.
Lo stile della serie è asciutto e cerca di ricreare non solo con i personaggi ma anche con la macchina da presa situazioni vere, e per questo emotivamente forti. Ho cercato di tenere la scena sempre viva e in movimento, sottolineandone i sentimenti e il fuoco con una macchina da presa che non è protagonista ma spettatrice invisibile. Si passa dall’ azione alla vita nel commissariato con momenti leggeri e a volte di tensione, fino a situazioni più intime e sentimentali. E questo grazie ad una crew che ha lavorato con grande entusiasmo e professionalità: dal DOP Enzo Carpineta al montatore Marco Garavaglia, dai musicisti De Luca e Forti, con cui siamo riusciti a trovare un bel bilanciamento tra l’anima di genere e quella sentimentale della serie, alla costumista Daniela Ciancio allo scenografo Massimiliano Nocente. Con quest’ultimo, in particolare, abbiamo lavorato nel costruire un commissariato che mi permettesse di non lavorare chiuso in quattro mura: abbiamo usato pareti di legno e vetro per far ruotare l’azione, sfruttare le profondità e sentire sempre pulsante la vita del commissariato.
Per me è stata una bellissima esperienza, una serie nuova e piena di livelli e, a parte la stanchezza, devo dire che gestire un racconto così lungo dà tante possibilità ad un regista, quindi ringrazio la Rai e Cattleya per questa bella opportunità.
Marco Pontecorvo